Martinelli: "Col mio Arezzo una notte speciale"

Il centrale alla terza stagione con il Pontedera: "Ancora presto per dare giudizi. Un cruccio? Non aver giocato in amaranto"

Martinelli: "Col mio Arezzo una notte speciale"

Riccardo Martinelli, 33 anni, alla terza stagione con il Pontedera

di Luca Amorosi

AREZZO

"Nemo propheta in patria" è una massima che Riccardo Martinelli, suo malgrado, conosce bene. Aretino classe 1991, in amaranto ha giocato solo due stagioni nel settore giovanile, poi il calcio lo ha portato in altri lidi e non lo ha (ancora) riportato a casa. Bellaria, Rimini, Prato, Lucca, Reggio Emilia – dove ha conquistato la promozione in B e giocato un anno tra i cadetti – Viterbo e infine Pontedera, la sua casa dal 2022. A differenza dello scorso anno, quando saltò entrambe le sfide contro gli amaranto, stavolta sarà della partita e giocherà contro il Cavallino per la nona volta tra serie C e coppa.

Martinelli, un anno dopo quanto sono cambiate Pontedera e Arezzo?

"Il Pontedera ha cambiato qualcosa negli interpreti, ma non nella politica e nella mentalità di far crescere i giovani puntando sulla loro voglia di emergere e sull’entusiasmo. Ogni anno c’è la volontà di migliorare i risultati passati, anche se veniamo da due ottimi piazzamenti ai playoff e l’obiettivo primario è rimanere in categoria. Anche l’Arezzo so che vuole migliorarsi: la società è solida e la squadra sul mercato si è rinforzata. Da aretino non può che farmi piacere".

Sabato è la gara della svolta per chi riuscisse a vincere?

"È ancora presto per dirlo e si rischia di dare giudizi affrettati. Mi aspetto però una partita di grande attenzione da parte di entrambe, perché noi veniamo da una sconfitta e l’Arezzo da una vittoria ma senza brillare. Penso ci abbiano studiato come abbiamo fatto noi e che un po’ anche ci temano, mi aspetto un Arezzo guardingo".

Che girone è questo?

"Complicato, con alcune squadre molto attrezzate. Un esempio è la Ternana, che si è rinforzata negli ultimi giorni di mercato. Ho visto diverse partite e mi hanno impressionato anche l’Ascoli, che è messa bene in campo, e la Torres, che ha rinforzato un’ossatura già importante. Tra le prime sei ci vedo anche l’Arezzo. L’inizio è stato in salita ma è questione di tempo: la forza di un gruppo si vede nel percorso e una squadra come l’Arezzo può fare molto più di così e verrà sicuramente fuori". Ricorda una partita in particolare contro l’Arezzo?

"Le ricordo tutte, però più di tutte l’unica vittoria in campionato, con il Prato al Comunale nel 2017, quando a noi servivano punti salvezza. Ma anche la partita dell’andata, quando marcavo Moscardelli che segnò in rovesciata. Lo avevo marcato bene fino a quel momento, ma fece una giocata da campione". Con il Cavallino sul petto invece quando?

"È sempre il mio cruccio. Sono nato e cresciuto ad Arezzo, ho fatto due anni di settore giovanile, andavo sempre a vederlo con mio babbo e ho tanti amici in curva. Se l’Arezzo va bene sono contento, ma mi sarebbe piaciuto giocarci almeno una stagione. Ormai ho 33 anni e temo che quel treno sia passato, anche se il mio amico Settembrini alla fine ce l’ha fatta. Ci sentiamo spesso, lo vedo sempre quando torno in città, ma prima della partita non ci scriviamo".

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