LUCA AMOROSI
Sport

Pecorari: "Pronto per un’altra Battaglia Totale"

Il preparatore atletico dell’impresa con Pavanel è un aretino doc: "Sarà fondamentale il ritiro estivo per impostare bene il lavoro"

di Luca Amorosi

Quattro anni dopo la vittoria della Battaglia Totale con il successo di Carrara, l’aretino Maurizio Pecorari è di nuovo il preparatore atletico del Cavallino.

Pecorari, com’è nata l’opportunità di tornare in amaranto?

"È arrivata la chiamata della società e non ci ho pensato neanche un secondo. Sono aretino doc, mio padre mi portava a vedere l’Arezzo da bambino e sono prima di tutto un tifoso. A livello professionale e umano non potevo dire no".

Che impressione le hanno fatto Indiani e Giovannini?

"Il direttore lo conoscevo già perché ci siamo incrociati più volte da avversari sia ad Arezzo sia a Pisa. Conosco il suo valore e quanto è riuscito a fare a Pontedera, cartina al tornasole di una persona che sa fare calcio. Lo stesso si può dire di Indiani: non ci ho mai lavorato ma il suo curriculum parla per sé e non lo scopro certo io. A breve faremo dei briefing insieme per iniziare a pianificare la stagione, ma l’impressione iniziale è ottima. Siamo tutti "toscanacci" e questo mi piace molto".

Quattro anni fa anche lei festeggiava la "Battaglia totale". Ricordi?

"Quando ho riattraversato il corridoio dello stadio ho avuto la pelle d’oca rivivendo quei momenti. È stato qualcosa di incredibile, da scriverci un libro: salvarsi con quindici punti di penalizzazione credo non sia mai successo in Italia tra i pro. È stata durissima: siamo stati fermi quasi un mese, poi abbiamo giocato nove partite in trenta giorni. Con Pavanel pianificavamo le rotazioni dei giocatori per evitare dispendi di energia eccessivi. Decisivo fu il rapporto umano che si creò e il collante con la piazza: dipendenti, tifosi, giornalisti, tutti dalla stessa parte. Ci sentivamo invincibili e per me quella spinta servì all’Arezzo anche per la grande stagione seguente".

Quando lei però era a Pisa, eliminò l’Arezzo in semifinale playoff e volò in B.

"A livello professionale fu un’esperienza eccezionale. Arrivare in serie B è una grande soddisfazione, ma farlo con la squadra della propria città avrebbe avuto un altro sapore. A livello umano mi è dispiaciuto incrociare l’Arezzo e ti svelo un aneddoto: quando arrivai allo stadio e vidi ottomila persone, come non succedeva dai tempi della B, mi emozionai a tal punto che stavo andando negli spogliatoi locali. Il cuore forse avrebbe voluto così".

Come lavora un preparatore atletico?

"L’aspetto fondamentale è l’approccio iniziale durante la preparazione: conoscere singolarmente ciascun giocatore, verificare le loro condizioni fisiche e capire in quali problemi potrebbero incorrere durante l’anno. Con il ritiro si creano le basi e mi rendo conto delle corde che devo toccare per mantenere un’annata ad alta intensità, come richiede Indiani. Il mio comunque è un ruolo condiviso con il mister: ci si consulta e io intervengo dove c’è bisogno integrando nel programma ciò che mi chiede il mister, a livello di gruppo o ruolo per ruolo".

Nello staff c’è anche un altro aretino, il preparatore dei portieri Magi.

"Le assicuro che la presenza di persone del posto può aiutare per tanti motivi. Di certo ci metteremo quel qualcosa in più che va oltre la professione perché la spinta motivazionale di lavorare per la tua città e per i tuoi amici si sente forte". Cosa si aspetta dalla stagione che verrà? "Siamo pronti sia in caso di ripescaggio, sicuri che la società eventualmente si farà trovare pronta, sia per la D. Per ora siamo in D e c’è solo un obiettivo: riportare l’Arezzo in C".