
di Claudio Roselli
Bancario in cravatta e arbitro inflessibile, ma con un passato anche da attore comico. La capacità, da una parte, di imporsi in mezzo ai colossi del basket e dall’altra di far ridere il pubblico con le sue battute in vernacolo anghiarese. Michele Rossi, ovvero il personaggio è servito. Lo contattiamo mentre è in aeroporto, pronto per affrontare l’ennesimo volo ad Andorra per una gara di Eurolega.
È un arbitro internazionale e per la federazione non si tratta di un "signor Rossi" qualunque; un motivo di vanto per la sua Anghiari. Michele Rossi, 42 anni il prossimo 30 aprile, è dunque arrivato al top con il fischietto nella pallacanestro. Per lui, parla il curriculum: più di 200 gare dirette nella massima serie nazionale, fra le quali cinque finali play-off e più di 100 oltre confine, compresa la finale dell’Europeo femminile a Praga nel 2017, vinta dalla Spagna sulla Francia. Mettiamoci poi anche una finale di Coppa Italia e due di Supercoppa. Nella vita di tutti i giorni, Rossi è un dipendente della Banca di Anghiari e Stia e per diverse estati lo abbiamo visto all’opera nel palcoscenico naturale del Poggiolino fra gli interpreti di "Tovaglia a Quadri", la cena spettacolo che va in scena a metà agosto. "Mi sono divertito, anche se adesso ho smesso di fare l’attore – precisa Rossi – perché intanto ho un famiglia: sono sposato con due figli e poi lavoro e arbitraggio mi assorbono già una bella fetta di tempo. E fare l’attore, anche se non professionista, comporta pur sempre un bell’impegno".
Il basket era fin da ragazzo nel suo destino: ha militato nelle giovanili della Libertas Anghiari e dell’Endas Sansepolcro, poi… "Giocavo nel ruolo di play – spiega - o meglio: ero un play che giocava poco. In compenso, durante gli allenamenti mi divertiva arbitrare e ben presto ho capito che questa avrebbe potuto essere la strada giusta per me". La sua carriera è iniziata nel maggio del 1997, quando aveva 17 anni; nel 2001 è diventato arbitro nazionale, nel 2011 ha raggiunto la A2, nel 2013 è approdato alla A1, nel 2015 la promozione a internazionale e nel 2017 la consacrazione in Eurolega. "C’è stata anche una parentesi particolare – ricorda – quando sono rimasto per sei anni in C1: una permanenza lunga, che tuttavia non mi ha scoraggiato". Quale ritieni che sia stato per te il momento più bello? "Senza dubbio, gara 7 della finale scudetto fra Reyer Venezia e Banco di Sardegna Sassari, disputata il 22 giugno 2019. Era in pratica lo spareggio senza appello, vinto nettamente da Venezia". E il capitolo più brutto? "Quello legato a gara 1 della finale scudetto 2015 fra Sassari e Reggio Emilia: un fischio mancato da parte mia verso la fine della partita". In che modo concili la banca con l’incarico di arbitro? "Grazie alla pazienza e alla comprensione sia del direttore generale, Fabio Pecorari, che dei miei colleghi di ufficio. Spero almeno che siano fieri di lavorare con un arbitro internazionale".