A pochi era sfuggito che quello in corso fosse un inverno eccezionalmente mite. Ma adesso, a certificarne l’anomalia, c’è lo studio del Consorzio Lamma che fa temere anche il rischio siccità. I dati osservati dal 1° dicembre 2023 al 15 febbraio 2024 classificano questo inverno (se non ci saranno cambiamenti rilevanti da qui a fine mese) come il più caldo dal 1955, con una temperatura di oltre due gradi sopra la norma (+2.2 °C le medie e +2.3 °C le massime).
Né è andata meglio nei mesi precedenti, quando abbiamo avuto l’autunno più caldo registrato in Toscana e in Italia. A illustrare le rilevazioni, ieri, il presidente della Regione Eugenio Giani, l’assessora all’ambiente Monia Monni e l’amministratore unico del Consorzio Lamma Bernardo Gozzini in occasione della presentazione del "Rapporto Lamma 2023". A livello globale, il 2023 è risultato l’anno più caldo mai registrato, mentre in Toscana è il ‘secondo’ dopo il 2022 (+0.1 °C) con una temperatura media superiore di +1.2 °C rispetto al periodo 1991-2020, e di +2.1 °C rispetto al trentennio 1961-1990. Nel corso del 2023, ben 11 mesi su 12 hanno avuto temperature sopra media, con l’unica eccezione di aprile (-0.6 °C). Sette mesi hanno visto valori mensili di oltre un grado sopra la norma, con il record di ottobre: +3.5 °C oltre la media. È andata un po’ meglio in estate, la sesta più calda dal 1955 (+1.1 °C sopra la media), ma comunque con minime particolarmente elevate (+1.3 °C). Le notti tropicali, cioè quelle con temperature sopra i 20 °C, sono state il 60% in più rispetto al normale (25 rispetto a 15) e sono stati superati anche i record storici delle massime a Pistoia (40.9 °C) e Prato (40.8 °C). Ancora più eccezionale il trimestre autunnale, con settembre che è stato praticamente un mese estivo. Nei primi giorni di ottobre sono stati quindi abbattuti i record di temperatura massima più alta in quasi tutti i capoluoghi di provincia toscani, a partire dai 33.2 °C di Firenze (1° ottobre) ai 30.2° C di Pisa (2 ottobre).
Tema più complesso quello delle piogge, complessivamente in linea con le medie annuali, ma concentrate in piccole finestre temporali. "Piove in maniera diversa rispetto al passato - ha detto Gozzini - con lo stesso quantitativo annuale ma concentrato in pochissimo tempo: il 30-40% delle precipitazioni del 2023 si è infatti verificato tra il 18 ottobre e il 10 novembre, complice l’evento alluvionale del 2 novembre. Inoltre siamo a metà febbraio e il nostro Abetone ha visto veramente poca neve, così come il Gran Sasso e la Maiella. Per questo noi dobbiamo imparare a trattenere l’acqua e a gestirla nei momenti di siccità, come stiamo facendo con Bilancino e Montedoglio". "Ringrazio il Lamma perché il suo dettagliato lavoro di analisi è estremamente utile su più fronti, compreso quello della previsione e gestione delle criticità legate al meteo - ha detto Giani -. Il meteo sta cambiando e la programmazione regionale, così come la sensibilità globale, devono tenerne conto. Tutti dobbiamo cercare di operare per contrastare, o almeno rallentare, il cambiamento climatico e al tempo stesso prepararci ad affrontarne le conseguenze". "È di nuovo una stagione record - ha detto l’assessora Monni -. Questo caldo ci dice che andiamo incontro, se non ci sono cambiamenti a oggi non previsti, a un periodo di siccità. Quindi si passa dalle alluvioni alla mancanza di acqua. Le riserve in questo momento ci garantiscono un livello di sicurezza accettabile, ma dipende sempre da quanto durerà la carenza di pioggia".
Lisa Ciardi