DANIELE MANNOCCHI
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Angioni e l’arte di improvvisare "Il pubblico? È la mia via di fuga"

Max con la sua stand-up comedy alla Versiliana. "Parlare con la gente mi consente di cambiare ogni sera"

Angioni e l’arte di improvvisare "Il pubblico? È la mia via di fuga"

di Daniele Mannocchi

Dopo aver surfato sulla cresta dell’onda sui palcoscenici di mezza Italia, con oltre 30mila biglietti staccati e un invidiabile 80 per cento di sold out, il comico comasco Max Angioni approda domani sera al teatro della Versiliana con il suo spettacolo "Miracolato". Alle 21,30, il "MiracolaTour" della stella di Italia’s got talent, Le iene, Zelig e Lol 2 farà tappa a Marina di Pietrasanta, per una serata di stand up comedy che si preannuncia tutta da vivere.

Angioni, che tipo di spettacolo ha confezionato?

"La trama non la dico neanche. Praticamente parlo delle mie origini, di quello che ho fatto e cerco di trovare un punto in comune tra me e l’esperienza del pubblico. Lo faccio parlando di sport, di programmi, di mia madre e mio padre. È una chiacchierata in cui cercherò di conoscere le persone che verranno a vedermi. Che poi, alla fine, i pezzi in cui mi diverto di più sono proprio quelli in cui interagisco con il pubblico. In breve, sarà una sana serata di risate consolatorie, come avrebbero detto negli anni Trenta".

Da dove nasce l’idea per ’Miracolato’?

"L’idea principale era di non voler mai lavorare nella vita. Mio nonno è troppo in salute per ereditare, con le crypto perderei troppi soldi, e quindi ho pensato di provare a scrivere qualcosa di comico. Questa è la base da cui siamo partiti io e tutto il mio team".

Quando è difficile essere originali in un settore in salute come quello della stand up?

"Come in tutte le cose della vita, per essere originali basta essere se stessi. Bisogna cercare quella via lì. Per quanto riguarda l’ispirazione, per scrivere i miei pezzi ogni giorno registro qualcosa col mio telefono: pensieri, cose che noto e che mi colpiscono. L’aspirazione, invece, con figure come Ricky Gervais e Louis CK, gente che riesce a fare un lavoro incredibile con la stand up comedy".

Quindi il suo spettacolo si basa anche sull’improvvisazione?

"Dopo trenta volte, volente o nolente, ti annoia sentire la tua voce che ripete le stesse cose. Quindi ho dovuto cercare una via di fuga, un modo per interrompere la monotonia dello spettacolo: interagire col pubblico, parlare con le persone consente di cambiare ogni sera. È ciò a cui mi aggrappo per rendere lo spettacolo sempre diverso".

Si aspettava un successo del genere?

"Non volevo neanche farlo in teatro lo spettacolo. Ho detto: ’partiamo bassi’. È stato il produttore, Paolo Ruffini, a decidere di andare avanti ’a bestia’. Ed è andata bene: abbiamo fatto numeri importanti sia a Genova che al Castello Sforzesco di Milano. È inspiegabile, assurdo. Però significa che c’è tanta voglia di passare una sera di questo tipo".