di Andrea Spinelli
SAN GIMIGNANO (Siena)
"La reputo una grande storia di formazione non ancora conclusa". Trent’anni dopo, per Paolo Benvegnù quello degli Scisma sembra essere un capitolo ancora aperto. Ma pure senza band, sciolta nel 2003 riunita nel 2014 e risciolta nel 2015, il chitarrista milanese continua a produrre dischi di caratura superiore come ’Solo fiori’, l’ep uscito a fine aprile a cui dà una connotazione live questa sera alla Rocca Montestaffoli di San Gimignano nella cornice di ’Nottilucente’.
"Fare il musicista in Italia ti mette spesso nella condizione di non sapere chi sei" ammette. "Per questo prima di realizzare ‘Solo fiori’ ho voluto ritrovarmi e fare il punto sulla mia identità col doppio progetto ‘Delle inutili premonizioni’, primo disco dedicato alla rivisitazione acustica di 12 brani del mio vecchio repertorio e secondo puntato su cover degli artisti che m’hanno formato, e poi riprendere il cammino con un passo diverso".
Nel primo pezzo di ’Solo fiori’ definisce l’Italia un paese “pornografico” dove l’ignoranza è certezza. Un inizio a testa bassa, si direbbe.
"Amo il nostro paese, ma mai come in questo momento mi rendo conto di quanto sperperi la propria magia per puntare sull’ “utile“ e sul “funzionale“ allineandosi alle istanze finanziarie del capitalismo angloamericano. E, senza magia, l’amore diventa pornografia".
In mezzo a tanta durezza, tuttavia, c’è spazio per il duetto di ’Non esiste altro’ in cui chiede a Malika Ayane di difendersi dai suoi ’pensieri incerti’.
"Pure qui c’entra la magia. Cosa c’è, infatti, di più estatico e sublime del risveglio di due amanti nella stessa stanza, della continua scoperta del reciproco mistero. Per me è stato un onore incredibile che una grande interprete come Malika abbia intercettato questo sentimento cantandolo come una dea".
Quali sono, al momento, le urgenze da esprimere in una canzone?
"Il senso di responsabilità verso questa nostra esistenza, ma anche la resa davanti all’accadere delle cose; atteggiamento da non intendersi come una sconfitta quanto, piuttosto, come la presa di coscienza che è il caos a guidare il mondo".
Ha partecipato con Marlene Kuntz, Pierpaolo Capovilla, Petra Magoni, Massimo Zamboni ed altri pure al progetto sulla Resistenza ’Nella notte ci guidano le stelle’.
"Per il rispetto che nutro verso la Liberazione, ho contribuito con un inedito ispirato ai Fratelli Cervi e alla libertà dell’animale a cui li lega il cognome".
Che impressione le fa sentire dire in giro che invece di Festa della Liberazione bisognerebbe chiamarla Festa della Libertà?
"Mi fa pensare alla narrazione “diversa“ in cui incappano talora alcuni capitoli della storia del nostro paese che dovrebbero, invece, renderci solo orgogliosi. Penso sia un grave errore giocare sulle parole per evitare di dire che il 25 aprile è la grande festa dell’antifascismo. Soprattutto da parte di una classe governante divenuta tale in base ad una Carta costituzionale fondata su quei valori".