GLORIA PERUZZI
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Branduardi sull’onda del Cantico Il ritorno del violinista a Romena

Il musicista di nuovo nel luogo dove suonò l’album dedicato a San Francesco con Confessioni di un malandrino

Branduardi sull’onda del Cantico Il ritorno del violinista a Romena

di Gloria Peruzzi

PRATOVECCHIO (Arezzo)

"Aspettando Naturalmente Pianoforte" nonostante sia la versione ridotta del festival principale che si tiene ogni due anni, ne mantiene la caratteristica principale: quella capacità dell’arte di valorizzare un angolo di Toscana bellissimo, forse ancora poco conosciuto come il Casentino.

Un luogo che richiama l’antico legame tra uomo e natura, che conserva foreste millenarie oggi bene dell’Unesco, borghi medievali e rari tesori d’arte.

Uno dei luoghi, in assoluto, più suggestivi di questo territorio è l’antica Pieve romanica di Romena che oggi accoglierà il concerto di Angelo Branduardi "Confessioni di un malandrino" accompagnato da Fabio Valdemarin, polistrumentista e arrangiatore (prato adiacente la Pieve, ore 19).

"Per il tipo di musicalità, mi succede abbastanza spesso di suonare in luoghi meravigliosi sia dal punto di vista artistico che naturalistico - racconta il musicista genovese ad oggi primo e unico artista a suonare alla National Gallery di Londra - la mia è una musica che si presta molto bene a questo tipo di atmosfere".

Sullo sfondo di Romena, vedrà il Sasso Spicco della Verna, dove anni fa suonò "L’infinitamente piccolo", l’album su San Francesco d’Assisi, ricorda?

"Ho un ricordo meraviglioso. Sarà una ventina di anni fa, fu bellissimo con tutta la gente che arrivava a piedi. Poi la cena con i frati, difficile dimenticare quell’atmosfera".

È sempre attuale "Il cantico delle creature"?

"Lo è forse più che allora per tutto ciò di cui è intriso, di spiritualità, ma anche di ambientalismo. Una magnifica poesia. Troppo spesso si dimentica che Francesco è stato il primo poeta della nascente letteratura italiana. Ricordiamo che Dante Alighieri arriva un centinaio di anni dopo".

Oggi si parla di eco-spiritualità. Può arrivare dalla fede l’impulso concreto per risolvere la questione ecologica?

"Dubito, anzi sono certo di no. Purtroppo la fede come la musica è altamente terapeutica, ma non ferma le bombe in Ucraina e non risolverà i problemi ambientali".

Nel 2024 saranno 50 anni dal suo debutto discografico. È il momento di fare bilanci?

"No, non mi piace farne. Quando guardo indietro anche agli anni difficili della gavetta sono contento di averla fatta. Sono stato per vent’anni una rockstar che riempiva gli stadi fino ai centocinquantamila presenti sulla pista dell’aeroporto di Parigi. Quella sera stessa decisi che non era più ciò che volevo e mi sono dedicato ad altro, come i dischi di musica antica".

E la depressione com’è arrivata?

"A volte viene per dei fatti contingenti a volte invece no, io non avevo nessun motivo di averla. Anche lì non c’è fede, non c’è coraggio o altro, ma solo un bravo medico e delle medicine. È una malattia che va curata, poi normalmente si guarisce".