ANDREA SPINELLI
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Copeland, la magia dei Police "Con Sting? Uno l’opposto dell’altro"

Il batterista fa tappa a Firenze. "Suonare qui è il sogno di ogni musicista". Nessuna reunion per ora

Copeland, la magia dei Police "Con Sting? Uno l’opposto dell’altro"

di Andrea Spinelli

"Suonare a Firenze sotto le stelle? Per l’amor del cielo, è il sogno di ogni musicista". - Ammette Stewart Copeland, 71 anni, nell’attesa di planare martedì 25 luglio in Piazza della Santissima Annunziata con “Police Deranged for Orchestra”, sua personalissima rilettura dell’epopea di “Message in a bottle” per il pubblico di MusArt. Una rivisitazione orchestrale del repertorio più popolare e amato dei Fab Three, appena uscita su disco, a cui il batterista della Virginia intende far seguire ad ottobre il memoir “Stewart Copeland’s Police Diaries 1976-9”.

Stewart, perché questi Police per orchestra sono “deranged”, squilibrati?

"Perché ho dovuto destrutturare le canzoni per adattarle alla narrazione di ‘Everybody stares: The Police inside out’ il documentario sulla band realizzato coi filmati amatoriali girato qua e là per il mondo che ho presentato al Sundance Festival".

Formidabili quegli anni.

"Forse lei non ricorda dove si trovava il 25 settembre 1976, ma io sì. Ero un batterista capellone in tour nel Regno Unito con la band prog-rock dei Curved Air di passaggio quella sera a Newcastle. Fu lì che assistetti alle prodezze di una formazione locale, i Last Exit. A colpirmi fu soprattutto il bassista, che durante la festa seguita al concerto convinsi a trasferirsi a Londra per mettere su assieme un gruppo punk. Si faceva chiamare Sting".

Cosa ha fatto funzionare i Police?

"Probabilmente il fatto che fossimo uno l’opposto dall’altro. La frizione dei caratteri alimentava fra noi molto ‘sturm und drang’".

Ai tempi di “Synchronicity” eravate i numero uno al mondo.

"Le circostanze giocavano a nostro favore, i Rolling Stones stavano attraversando un momento critico e il grande successo degli U2 non era ancora arrivato. Dalla nostra avevamo le fantastiche canzoni di un certo Matthew Gordon Sumner (Sting - ndr). E non è poco. Anche se ad alimentare l’allure, credo, sia stata pure la scelta di separarci nel momento di massimo successo".

Nel 2007 vi siete ritrovati tutti e tre sullo stesso palco, ma senza la magia degli anni Ottanta. Sting ha definito il reunion tour “un esercizio di nostalgia”.

"Per vent’anni ce ne siamo andati in direzioni diverse, non è stato facile ritrovare quel senso di unità e compattezza. Forse solo nel concerto di Torino ci siamo avvicinati allo spirito di un tempo, quei 60 mila fans entusiasti fecero sì che la diga fra noi crollasse. Ricordo che la mattina dopo eravamo ancora lì davanti ai nostri caffè ad abbracciarci".