SAVERIO BARGAGNA
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Due passi con Manzini sul lungarno: "La Toscana è un’isola felice"

Il giallista vive nel Lazio, ma a pochi chilometri dal confine: "Ammiro questa terra: dall’arte alla lingua". Nell’ultimo libro parla anche di giornalisti: "La differenza con gli scrittori? Che noi non abbiamo la censura".

Due passi con Manzini sul lungarno: "La Toscana è un’isola felice"

"La Toscana è così: se ti avvicini la ami, ma se la frequenti troppo finisci per odiarla". Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, occupa oggi il vertice della classifica dei libri più venduti in Italia grazie al suo giallo Mondadori ‘Tutti i particolari in cronaca’. Percorrendo al tramonto il lungarno di Pisa, l’autore romano – ospite della libreria Ghibellina – traccia un confine fra giornalismo e narrativa.

Giornalista e scrittore: quale la differenza più evidente fra questi due antichi mestieri?

"Lo scrittore deve trovare un finale per il proprio libro. Il giornalista può seguire un caso e non giungere mai a una fine o alla soluzione".

Capita spesso...

"Certo perché il giornalista deve restare aderente ai fatti. Chi scrive gialli, invece, può anche affidarsi al ‘verosimile’. E questo comporta un’ulteriore differenza. Lo scrittore può dire ciò che vuole. La censura, nei libri non esiste. La censura scatta quando si usano mezzi di comunicazioni più popolari di un semplice libro, letto sempre da pochi".

Pensiamo alla tv e alle recenti polemiche intorno a Sanremo e Ghali. La stretta attualità.

"Vede, se Ghali, durante un concerto, esprime la propria opinione nessuno si scandalizza e non accade niente perché il contesto resta limitato. Se alcune esternazioni vengono pronunciate a Sanremo, tutto cambia".

Ma torniamo alla differenza fra giornalista e scrittore. Chi è messo meglio fra i due?

"Lo scrittore è in definitiva molto più libero. In teoria dovrebbe esserlo anche il giornalista, sia ben chiaro, però poi sappiamo tutti che talvolta non è così".

Si è liberi anche da ‘primi in classifica’.

"Ma sì, certo. Essere ai vertici delle vendite è una responsabilità personale aggiuntiva, ma non cambia niente. Incrementa solo un’ansia positiva che ti impone più attenzione al tuo lavoro. Io ce la metto tutta".

Che rapporto ha Manzini con la Toscana?

"Abito nel Lazio, ma a pochi chilometri dal confine. E allora le chiedo: di quale Toscana parla?".

Beh, stiamo passeggiando sul lungarno a Pisa...

"Questa è una delle 6-7 toscane che conosco. La Toscana è anche Maremma. Ma anche Garfagnana. E’ Firenze, è Pisa, è Livorno. Tanti volti".

Qual è il suo preferito?

"Ciò che lega tutto questo: essere una grande culla di cultura. La Toscana è così: se ti avvicini la ami, ma se vi stai troppo poi finisce che la odi".

Perché la odi?

"I toscani sanno come si fanno le cose e non è detto che questo sia sempre un bene".

O che sia giusto...

"Ammiro molto la cultura e l’arte di questa terra. Ma anche il rispetto per l’ambiente che le contraddistingue. Vivete in un’isola felice dell’Italia così come chi abita in Umbria o in Emilia Romagna".

Ma qui parliamo un italiano ‘migliore’...

(ride) "Il toscano è la mamma della lingua italiana. E se oggi ci esprimiamo in questo modo è proprio perché le radici della nostra lingua trovano humus in questa terra".