
Sepolcro (foto Ansa)
La sera del Giovedì Santo con la messa in Coena Domini (messa nella Cena del Signore), inizia il solenne Triduo Pasquale. Si adora l’Eucaristia fino a mezzanotte, dopodiché si entra nel venerdì in cui si ricordano la Passione e morte di Cristo. E torna una tradizione popolare di stampo cattolico: la “visita ai sepolcri” o “alle sette chiese”, che nella sera del Giovedì Santo, porterà molti fedeli a visitare le chiese della propria città, con gli altari adornati con fiori a profusione. E chi non ha la possibilità di visitare sette chiese di solito entra e esce dalla stessa, come accade nei piccoli paesi. La tradizione delle sette chiese, che ricorda le sette basiliche romane, risale a San Filippo Neri, che intendeva far allontanare i fedeli dalle “seduzioni” del carnevale romano.
In origine la processione durava due giorni, durava venti chilometri, iniziava dalle quattro basiliche maggiori di Roma e proseguiva in altre tre chiese simboliche della capitale. Chi non vive a Roma e non può recarsi in Terra Santa, per ottenere l’indulgenza plenaria, può realizzare il giro delle 7 chiese nella sua città. Il primo pellegrinaggio alle Sette Chiese avvenne il 25 febbraio del lontano 1552.
La visita ai sepolcri è molto radicata in Toscana. A San Casciano c’è l’antica tradizione floreale-religiosa del Sepolcro delle Vecce. Nelle chiese del Suffragio e della Misericordia rifiorisce lo spettacolo che simboleggia il passaggio dalla morte alla rinascita di Gesù. Protagonisti i colori e le forme delle ricche composizioni floreali costituite da vecce e grano misti a fiori e piante di stagione quali gardenie, calle, margherite, begonie, ortensie azalee, gerani. La veccia, in origine conosciuto come fiore povero, è una pianta erbacea delle leguminose con foglie pennate terminate da un cirro e fiori ascellari, destinata all’alimentazione del bestiame, che in assenza di ossigeno e clorofilla germoglia piccoli e finissimi fili bianchi. A San Casciano la tradizione vuole che la veccia venga seminata, un mese prima, corrispondente alla terza domenica di Quaresima e tenuta nelle cantine il cui ambiente umido favorisce la nascita di quelle che poi si tramutano in sorta di parrucche bianche utilizzate per la commemorazione a scopo ornamentale ma anche simbolico-religioso. I fili bianchi rappresentano, infatti, la morte del Cristo e ad essi si contrappone il grano che diversamente indica la rinascita.