"Non me ne frega un c..., fa quello che dico io". Detto dal controllante al controllore. Al processo per il crollo del Ponte Morandi (43 vittime il 14 agosto 2018) l’atmosfera si fa cupa per molti dei 58 accusati per strage. Due dei quali – forse addirittura tre – annunciano che oggi rinunceranno a deporre. La registrazione telefonica rintracciata nel cellulare di uno degli uomini di punta di Spea Enginering (la società incaricata del controllo e delle manutenzioni di Autostrade per l’Italia) racconta infatti molto bene come andassero le cose. "Te lo dico io, tu devi scrivere che quest’operazione aumenta la vita utile del viadotto. Punto". A parlare è Michele Donferri Mitelli, ex numero tre Aspi.
Nella conversazione ascoltata in aula nel terzo giorno di interrogatorio di Emanuele De Angelis, ex ingegnere responsabile del progetto di rinforzo delle pile 9 e 10, Donferri intima che l’intervento sul Morandi non sia classificato come "miglioramento" e non come "manutenzione": "Non dovrai mai in nessun documento parlare di manutenzione", è l’ordine perentorio ai controllori di Spea, registrato di nascosto da Massimiliano Giacobbi responsabile divisione esercizio e nuove attività. A sentire l’intemerata di Donferri Mitelli dell’autunno 2017, a 10 mesi dalla tragedia, ci sono lo stesso De Angelis, Giacobbi, Paolo Strazzullo (altro uomo di Autostrade a giudizio) e un paio di consulenti esterni. Parole che spiegano molto bene le pressioni esercitate dal concessionario, il cui rappresentante fa il bello e il cattivo tempo.
Così la procura contesta a De Angelis di mentire dopo avergli chiesto perché Ceneri, a un anno dal crollo, avesse valutato un "assottigliamento" medio dei cavi "del 30%". "Non so", prende tempo l’accusato. In virtù di quanto emerso, Giacobbi e Lucio Torricelli (altro uomo Spea) oggi non deporranno, mentre Maurizio Ceneri (responsabile ufficio collaudi e controlli) si è preso la notte per decidere.