Segretario Generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale, Gaia Checcucci, cosa ha pensato tra giovedì e venerdì scorso quando ha saputo del disastro in Toscana?
"Già la mattina di giovedì avevamo chiaro che le previsioni delineavano una situazione di forte criticità e di serie piogge dalla Lunigiana sino al Mugello con i massimi in val di Bisenzio e Ombrone. Verso le 19 il modello diceva che il Bisenzio andava verso il secondo livello e oltre, e, in aggiunta, i temporali erano troppo localizzati per poter essere assorbiti dal suolo, tant’è che il torrente Furba (affluente di destra dell’Ombrone) a Seano stava già esondando. Al contempo, sapevamo anche che per l’Arno non ci sarebbe stato alcun problema, unicamente grazie al fatto che in Casentino e nel Valdarno superiore non pioveva così intensamente come nelle altre zone e che quindi ci sarebbe stata una piena come ce ne sono 3-4 volte l’anno".
L’ente che lei guida vara la pianificazione e delinea la mappatura per i rischi alluvionali e franosi di tutta la Toscana, di parte della Liguria e di un lembo di Umbria. Che scenario aveva di fronte a fine ottobre prima del ciclone devastante?
"In parole semplici siamo noi che attraverso i nostri due Piani, il Piano di gestione Rischio Alluvioni e il Piano di Assetto Idrogeologico per le Frane mappiamo le aree a rischio idrogeologico, ovvero da esondazione eo da frana. In relazione all’evento, al di là della violenza con la quale si è manifestato, le aree della nostra mappatura coincidono perfettamente con quanto poi effettivamente accaduto, tant’è che proprio in corrispondenza dei punti in cui si sono verificate le rotture arginali o le tracimazioni, sulla nostra mappa sono disegnate le aree a pericolosità elevata e destinate ad allagamenti. Per le frane vale lo stesso discorso".
Chiaro quindi il messaggio che il piano dell’Autorità di bacino aveva mandato ben prima: molte le aree ad alto rischio lungo i fiumi e i torrenti, altrettante a rischio frane nelle aree pedemontane.
"L’Autorità fa la mappatura e la pianificazione ovvero delimita le aree e individua per ciascuna di esse ciò che deve esser fatto a livello di opere come casse di espansione, argini, scolmatori, ovvero tutte quelle cosiddette “misure di protezione”, “gli interventi preventivi” che servono per incamerare e trattenere quantità di acqua sufficiente affinché si possa governare e gestire il rischio".
E’ tempo di soccorsi e ricostruzione, ma bisognerà anche capire se ci sono state concause relativamente a lavori non fatti, fatti male, rimandati oppure non efficaci.
"Ho letto molte dichiarazioni che imputano al non esserci i fondi e alla troppa burocrazia la causa del non realizzato o dei ritardi. Facendo riferimento alle opere come le arginature del Marina o le casse di espansione sui bacini dell’Ombrone e del Bisenzio, atteso che esse sono priorità individuate sia dalla pianificazione di bacino, che da successivi protocolli o accordi attuativi, dal 2010 a oggi risultano 30 milioni di euro solo di fondi ministeriali, di cui circa 10 per le arginature del torrente Marina. Poi ci sono quelli regionali. Ad oggi, come noto (vedi argine a Villa Montalvo alla confluenza Bisenzio-Ombrone) tutte le arginature necessarie e alcune casse di espansione a monte dei corsi d’acqua interessati non sono state tutte completate. E‘ un dato di fatto. In quanto alla burocrazia: nessuno dice che non ci sia. Talvolta anche l’assenza di condivisione dei dati mette in difficoltà anche noi. Il punto è che la riconduzione in capo al ’Presidente di Regione Commissario per il dissesto idrogeologico’ (riforma nel 2014, Governo Renzi) è proprio lo strumento per superarle. Se vi sono ostacoli di enti o altre amministrazioni, i poteri speciali consentono di superare ogni impedimento. Leggo che i consorzi si lamentano delle lungaggini autorizzative. Roma avrà tante responsabilità, qui però il perimetro dal 2014 è circoscritto alla Regione".
I consorzi di bonifica al centro delle polemiche appunto.
"Non voglio parlare di colpe. Io credo che la filiera amministrativa sia chiara: il Presidente di Regione Commissario deve attuare le opere contro il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza usando le risorse che ci sono. Con i suoi poteri c’è poco che lo vincoli o ritardi il suo operato. Gli interventi e le opere sono pianificate dall’Autorità e sono previste in tutte le programmazioni esistenti, a cominciare da quelle nazionali che nelle diverse linee di finanziamento le individuano come priorità. Quando leggo che si imputa la responsabilità ai tagli del Governo dai fondi Pnrr, so che chi lo dice è il primo che sa che non è vero".
Sistema dell’allerta.
"Il livello di allerta in effetti non fotografava chiaramente ciò che indicavano le previsioni, in particolare per il reticolo principale e per alcune aree (allerta gialla in Mugello)".