"Il bello di guardarsi negli occhi" Un modo meraviglioso di salvarsi

I Coma Cose a Seravezza con l’ultimo album: "Scambiarsi uno sguardo vale più di condividere foto sui social"

"Il bello di guardarsi negli occhi" Un modo meraviglioso di salvarsi

SERAVEZZA (Lucca)

A livello musicale il loro viaggio è una sperimentazione tra generi tanto diversi quanto ideali per un amalgama di successo, in bilico tra indie, pop e rap. Sul piano dei contenuti, invece, i Coma Cose, duo milanese in attività dal 2016 e composto da Fausto Lama (al secolo Fausto Zanardelli) e California (Francesca Mesiano), compagni anche nella vita, puntano dritto a messaggi di aggregazione in un’epoca che privilegia sempre di più i social e la solitudine di fronte a uno smartphone. Saranno loro, domani alle 21,30, ad aprire il Mediceo live festival a Seravezza, di scena fino all’11 agosto.

Pronti per il vostro debutto in Versilia?

"Eravamo già venuti nell’estate 2019, ma la data saltò per un problema tecnico: alla fine decidemmo lo stesso di incontrare i fan in un pub lì vicino. Non vediamo l’ora essendo il primo vero tour dopo tre anni di stop a causa dell’emergenza Covid".

Alle spalle avete tre album e una raccolta. Che scaletta avete scelto?

"Proporremo un viaggio tra i nostri pezzi, spesso legati da un ’concept’. Siamo partiti a metà aprile suonando in tanti club, con doppie date da sold out. Per noi è una grandissima soddisfazione, incluse le esperienze a Londra e Parigi, dove c’era tanta gente. Ora ci attendono 35 date: siamo contenti".

L’ultimo album si intitola “Un meraviglioso modo di salvarsi“: come sta andando?

"Siamo soddisfatti di come suona e delle scelte fatte a livello di concept. Il filo conduttore è un ritorno alla musica analogica, quindi tanta musica suonata e meno elettronica rispetto a una volta. È un disco pensato in funzione del live e che parla della contemporaneità. Un mondo che sta cambiando velocemente, improntato sul digitale: il rischio è di allontanarsi dalla realtà buttandoci troppo su telefoni e social. È una fotografia realistica e cinica, il nostro obiettivo è aprire un dialogo, basta anche solo radunarsi e aggregarsi come avviene nei concerti, per guardarci in faccia, condividere e ascoltare di più i nostri bioritmi: un messaggio propositivo. Lo diciamo da persone che amano anche la solitudine: appena possiamo ci ritagliamo momenti in cui ’staccare’ da tutto".

Difficile definire il vostro stile.

"Nasciamo come non-genere, siamo una scatola in cui mettere gli ingredienti che ci piacciono. Abbiamo un modo di scrivere molto personale e questo crea un trait d’union tra i vari brani, anche se hanno sapori diversi. Senz’altro hanno influito Doors, Pink Floyd, David Bowie, Led Zeppelin, il reggae e il cantautorato italiano".

Già al lavoro sul prossimo album?

"Trentacinque date tolgono energie. Non tanto per il pezzo da comporre, ma tutto il contorno di mestiere, che durante il tour non è fattibile. Ci ritroveremo per mettere tutto nero su bianco: il materiale c’è".

Daniele Masseglia