Il cammino del pop secondo Mogol "I brani non sono più immortali"

Il paroliere stasera a Monterosso per il Festival della Bellezza con la sua lectio da Claudio Villa a Ed Sheeran

Il cammino del pop secondo Mogol "I brani non sono più immortali"

di Chiara Tenca

MONTEROSSO (La Spezia)

Durante l’intervista, anticipando lo spirito della lectio che terrà questa sera a Monterosso in occasione della tappa del Festival itinerante della Bellezza alle Cinque Terre – inizio ore 21.15 al molo Pescatori - intona alcuni dei suoi successi immortali: una conversazione con la Storia della musica italiana in persona. Giulio Rapetti, in arte Mogol, non ha bisogno di presentazioni: portano la sua firma 523 milioni di dischi venduti a livello internazionale (dati Siae), record battuto solo da Beatles ed Elvis, e può vantare 151 successi fra i primi cinque nelle classifiche italiane. Nonostante numeri da far impallidire e un’agenda degna di un capo di stato, a 86 anni la musica resta la sua vita e si prepara a trametterla ancora una volta al pubblico.

La sua lectio si intitola “Il cammino del pop“: su cosa verterà?

"Vedremo come si è evoluta l’interpretazione nel pop da Claudio Villa a Ed Sheeran: la spiegazione di un pezzo sarà seguita dal suo ascolto; dopo questa lezione si capirà se un artista canti bene o male, si acquisirà una competenza sul giudizio tecnico attuale e si potranno dare dei voti".

Ma lei che differenza vede fra le canzoni del passato e quelle attuali?

"Sono un autore e non un critico: non voglio dare giudizi. Detto questo, mi sono accorto che c’è anche un po’ di recessione culturale: una volta si sentivano canzoni che la gente canta ancora oggi (intona Un’avventura, per fare un esempio, ndr), mentre oggi mi pare che non riescono a durare altrettanto. Il rap, per esempio, ha parole e ritmica, ma non melodia: c’è qualcosa in meno, come una torta in cui manca un ingrediente".

Difficile scegliere fra una produzione così sterminata e di qualità come la sua, ma ci sono lavori di cui si sente più orgoglioso?

"Ad alcuni mi sento più affezionato, una ventina in particolare: un esempio è Vento nel vento, che piace molto agli appassionati di letteratura ed è meno noto di altre. E poi, ancora Un’avventura, I giardini di marzo, Pensieri e parole e Anche per te, che parla di tre donne sole in modo molto toccante". (tutti brani di Lucio Battisti, con cui formò uno straordinario sodalizio, ndr).

A cosa ha attinto per scrivere questi testi?

"Molto spesso parlo della mia vita, di emozioni che ho provato o fatti appena successi rimasti nella mia mente. Per far sì che un brano diventi immortale, però, serve anche cantare in un certo modo: ne parlerò citando La prima cosa bella di Nicola Di Bari, che credeva di esser obbligato a tenere l’ultima nota lunga per esser attuale. Uno dei tanti casi per capire la musica, di cui parlerò al pubblico di Monterosso".