Il genio di Ughi e la magia di Vivaldi. Cento anni di Accademia Chigiana

Siena, stasera il maestro al Teatro dei Rinnovati con l’orchestra da camera dei Filarmonici di Roma

Il genio di Ughi e la magia di Vivaldi. Cento anni di Accademia Chigiana

Un secolo fa, il 22 novembre 1923, il giorno di Santa Cecilia, a Siena il conte Guido Chigi Saracini inaugurava il salone dei concerti nel suo palazzo in via di Città. In quel momento iniziò la prima stagione musicale dell’Accademia Chigiana, che da allora si è sempre intitolata ‘Micat in Vertice’, motto della famiglia Chigi. Per celebrare questo secolo di musica, l’istituzione senese si affiderà questa sera al maestro Uto Ughi, che della Chigiana è stato prima studente e poi insegnante. Il grande violinista salirà sul palco del Teatro dei Rinnovati stasera alle 21, per inaugurare la stagione numero 101 con le ‘Quattro Stagioni’ di Antonio Vivaldi, con l’orchestra da camera dei Filarmonici di Roma.

"Vivaldi è uno dei compositori che il conte Chigi amava moltissimo – racconta il maestro – e che ha fatto conoscere al grande pubblico. Le Quattro Stagioni sono uno dei primi esempi di musica figurativa, perché accompagnata da sonetti scritti dall’autore che descrivono le varie fasi delle stagioni".

Qual è il suo primo ricordo della Chigiana?

"La meraviglia di Siena. I grandi interpreti che sono venuti in questa Accademia. Avevo nove anni la prima volta che ci sono entrato. L’anno successivo mi fecero suonare Mendelssohn in un concerto con un’orchestra sinfonica ai Rinnovati. Era la prima volta, per me. E oggi è uno dei momenti che ricordo in modo più intenso. La giovane età non dovrebbe meravigliare. In Giappone i bambini suonano già a sei anni. In Italia la cosa sembra strana perché c’è poca istruzione musicale nelle scuole. La conseguenza è che per la gente la musica sono solo canzonette".

Oggi non dovrebbe essere più semplice avvicinarsi alla musica colta?

"Dovrebbe, infatti. Con i mezzi di comunicazione e diffusione di oggi dovrebbe essere più facile e più semplice, ma proprio perché manca una base nelle scuole, i giovani non sanno chi fosse Beethoven. È un impoverimento spirituale e intellettuale pazzesco. Avremmo a disposizione una miniera ricchissima di capolavori che potrebbero dar gioia a milioni di giovani e che invece restano ignorati".

Del periodo in cui ha insegnato alla Chigiana, cosa ricorda?

"Sono stato insegnante alla Chigiana per otto anni. È stato un periodo molto bello. Credo sia davvero importante poter trasmettere le proprie esperienze, quello che hai vissuto. Mettere quello che si è imparato in condivisione con il pubblico, con gli allievi". Adesso ritorna per il centenario, che effetto fa? "Prima di tutto l’emozione di tornare in luoghi che si amano. La città di Siena è un tale capolavoro di arte e di storia che non ha bisogno di commenti, ma l’emozione è sempre grandissima perché ti senti davvero circondato da tutte le forme di arte più importanti. In quella Piazza del Campo si respira la storia".

Riccardo Bruni