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Il liceo Made in Italy di rincorsa. In Toscana pochi lo lanciano. Ma il progetto può decollare

Dal prossimo anno partono il nuovo indirizzo e il ‘4+2’ della formazione tecnica professionale. Da ieri sono scattate le iscrizioni. Cgil all’attacco: "Progetto classista e anche un po’ razzista". .

In classe

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Firenze, 26 gennaio 2024 – Novità sui banchi di scuola, anche se per la Toscana cambierà ben poco. Sono infatti una minima percentuale gli istituti superiori della nostra regione che hanno detto sì alle sperimentazioni del governo in materia di istruzione. Dal prossimo anno scolastico arrivano il liceo del Made in Italy, per il quale le iscrizioni sono partite ieri, e la sperimentazione del ‘4+2’ all’interno della formazione tecnica professionale. Ma di cosa si tratta? Il liceo del Made in Italy, come spiegano dal ministero dell’Istruzione e del merito, consente agli studenti di conoscere l’evoluzione storica e industriale dei settori produttivi del Made in Italy e di acquisire competenze e conoscenze relative alla gestione d’impresa e alle strategie di mercato. Per quanto riguarda invece il ‘4+2’, cardine della riforma dei tecnici e dei professionali, si tratta di abbreviare di un anno il ciclo scolastico, mantenendo però invariato il monte ore totale, e di permettere ai ragazzi l’accesso agli Its, i percorsi biennali post diploma professionalizzanti, oppure all’Università.

In Toscana il Made in Italy parte solamente all’istituto paritario Calamandrei di Firenze, al liceo Colonna di Arezzo e al liceo Giovanni da San Giovanni di San Giovanni Valdarno, al liceo Rosmini di Grosseto e all’Isis Cicognini-Rodari di Prato. Per il ‘4+2’, invece, si sono fatti avanti il Margaritone Vasari e l’istituto Poppi di Arezzo, l’istituto Vespucci-Colombo di Livorno e il Pertini di Lucca.

Pochi? Per Andrea Marchetti, dirigente del tecnico e professionale agrario di Firenze, nonché neo presidente provinciale dell’Associazione nazionale presidi: "Si tratta di proposte interessanti, ma alle scuole è mancato il tempo materiale per organizzare progetti così ampi - afferma il dirigente -. Non mi stupisce che solo pochi istituti abbiano aderito. Certo, anche io ho fatto una riflessione sul ‘4+2’, ma come tanti colleghi non sono stato in grado di presentare una proposta operativa approfondita al consiglio d’istituto. Avremmo dovuto modificare i quadri orari e rivedere completamente l’organizzazione".

Quanto al Made in Italy, dice il preside, "so che molti collegi docenti si sono fermati di fronte all’incertezza che al momento c’è intorno al triennio del nuovo percorso che, a mio modo di vedere, sarebbe stato opportuno declinare anche sui tecnici, molto più vicini alla filiera di quel mondo produttivo rispetto ai licei".

Per l’Flc-Cgil si tratta di un flop. "E meno male. Le scuole toscane hanno fatto benissimo a bocciare queste sperimentazioni – attacca Pasquale Cuomo, segretario regionale Flc-Cgil –. La riforma del ‘4+2’ è classista e anche un po’ razzista, dato che nei professionali si concentrano i figli dei migranti. Così facendo, si condanna di fatto chi sceglie i tecnici e i professionali a non andare all’Università. E poi ce lo dicono anche i risultati europei: chi esce da un percorso quadriennale è meno preparato, sia culturalmente che professionalmente. Il rischio è di avere lavoratori specializzati in un unico indirizzo, senza quelle basi e quella duttilità necessarie per essere un domani riconvertiti in un altro settore". E il Made in Italy? Per Cuomo, "un’inutile forzatura": "Il liceo socio-economico sta andando bene – conclude – Offre conoscenze e competenze che poi si possono utilizzare nel percorso universitario. L’idea del Made in Italy è folle".