Il magnate non paga il conto dello yacht a Viareggio: sequestro a Marina degli Arechi

Un magnate russo ha trascorso le sue vacanze su uno yacht costruito ad Ancona, sequestrato ieri a Marina degli Arechi su disposizione del Tribunale di Salerno. Il credito vantato da un'azienda viareggina non è stato saldato. Lo yacht rimarrà fermo fino al 31 agosto.

A bordo del suo Alalya, un superyacht di 47 metri costruito nei cantieri Isa di Ancona, un magnate russo ha trascorso le sue dorate vacanze navigando fra la Costa Azzurra e i caldi mari dell’Italia del Sud. Da ieri mattina, però, lo yacht è fermo nel porto di Marina degli Arechi su disposizione del giudice del Tribunale di Salerno. Quest’ultimo ha disposto infatti il sequestro preventivo dell’imbarcazione. All’origine un’istanza presentata dall’avvocato Tommaso Bertuccelli per conto di un’azienda di motori navali con sede a Genova e succursale a Viareggio. Era stata proprio la succursale viareggina a lavorare per l’armatore russo. O meglio per la società che operava per suo conto: la "Alalya Holding" limited con sede nelle Isole Cayman. In sostanza a maggio lo yacht si era fermato a Viareggio, dove era stato effettuato un completo ripristino della sala macchine. Revisione e tagliando completo da oltre 150 mila euro. Bruscolini per questo tipo di mercato. Fatto sta che l’armatore ha dato un piccolo anticipo. "E poi salderò il conto".

Ma non si è più fatto vedere. mentre a bordo del suo yacht passava da un porto all’altro. Dall’Italia all’estero e viceversa. Anche per questo motivo il giudice del Tribunale di Salerno ha accolto l’istanza dell’avvocato viareggino "perché i ripetuti spostamenti della nave giustificano – ha scritto il giudice nell’ordinanza – l’adozione di provvedimenti senza sentire l’altra parte, diretti a impedire l’allontanamento dal porto di Salerno". E nel contempo ha fissato l’udienza al 31 agosto.

Ieri gli uomini della Capitaneria di Porto di Salerno hanno apposto i sigilli e intimato al comandante della nave a non far ripartiire l’imbarcazione, che batte bandiera di un’isola polinesiana. Lo yacht dovrà stare fermo fino a che non sarà saldato il credito vantato dall’azienda viareggina, "credito che – scrive ancora il giudice – appare assistito da adeguato fumus di buon diritto poiché fondato su fattura regolarmente emessa e su documentazione relativa all’esecuzione del contratto".

Paolo Di Grazia