OLGA MUGNAINI
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Il mito della Belle Epoque. L’arte è un passo avanti. Quella di Mucha di più

Firenze, da oggi al 7 aprile la grandiosa esposizione al Museo degli Innocenti. Viaggio tematico e cronologico dentro la modernità degli inizi del Novecento.

Il mito della Belle Epoque. L’arte è un passo avanti. Quella di Mucha di più

"L’arte non può essere nuova. L’idea di arte ‘moderna’ come moda passeggera è offensiva. L’arte è eterna come il progresso dell’uomo e la sua funzione è quella di accendere di luce il cammino del mondo. L’arte è sempre qualche passo avanti all’umanità".

Sono le parole di Alphonse Mucha (1860-1939), che quasi per ironia della sorte è considerato - e di fatto lo è - il padre dell’Art Nouveau.

Che cosa abbia significato l’opera dell’artista polacco negli anni della Belle Époque, quando Parigi tra fine ‘800 e inizio ‘900 è al centro del mondo, lo racconta la mostra che apre oggi al Museo degli Innocenti “Alphonse Mucha e la seduzione Art Nouveau“ (fino al 7 aprile), a cura di Tomoko Sato in collaborazione con Francesca Villanti.

Realizzata da Arhemisia, l’esposizione è promossa dalla Fondazione Mucha, il cui presidente è

John Mucha, nipote del grande Alphonse.

Distribuite in un percorso di sei sezioni, sfilano 170 opere tra manifesti, libri, disegni, olii, acquarelli, fotografie, gioielli e decorazioni. In un viaggio tematico e cronologico, si entra nella modernità di inizio Novecento, assistendo alla trasformazione della società. A cominciare dalla donne disegnate e dipinte da Mucha, che diventa il cantore della Belle Époque. L’incontro con Sarah Bernhardt lo trasforma nel più famoso e conteso artista dell’epoca, fra illustrazioni, poster teatrali e le immagini per la nascente pubblicità. Nasce con lui una nuova forma di comunicazione: la bellezza di fanciulle in fiore, ritratte in una commistione unica tra sacro e profano, voluttuose e seducenti, sono rappresentate con uno stile compositivo unico. Tanto da diventare lo “stile Mucha”.

Un’altra sezione della mostra è incentrata sulla cultura bretone e agli anni che l’artista trascorse in Francia, documentati da schizzi e fotografie. E poi i manifesti pubblicitari, a cui è dedicata un’intera sezione: nell’arco di vent’anni Mucha disegna e realizza circa 120 manifesti, diventando il principale esponente della cartellonistica, e il grafico più richiesto e copiato della Parigi di fine ‘800. Infine una sezione è dedicata allo sviluppo del nuovo linguaggio artistico nel nostro Paese, con un particolare omaggio al fiorentino Galileo Chini, uno dei protagonisti dell’Art Nouveau in Italia.