
Il Modì "inedito". Il capolavoro arriva dal Brasile
Un autoritratto che riassume una vita intera, di stenti e di genialità, di euforia e disperazione. Dolore, amore, malattia.
Era il 1919 quando Amedeo Modigliani, nel suo sgangherato atelier di Montparnasse a Parigi, dipinge se stesso – l’unica volta - , mentre si guarda allo specchio, gli occhi vuoti, forse a guardare chi avrebbe posato gli occhi su quel dipinto. E’ uno degli ultimi lavori di Modì, ormai provato dalla tubercolosi che lo porterà via il 24 gennaio 1920.
Il quadro, un imponente olio su tela di un metro per 65 centimetri, mancava dall’Italia da circa 80 anni, conservato al Museo d’arte di San Paolo in Brasile.
Adesso torna e da oggi fino al 15 settembre sarà esposto al Museo Novecento di Firenze, nell’ambito della mostra “Ritorni. Da Modigliani a Morandi“, dove si racconta la grande collezione di Alberto Della Ragione, di cui il celebre autoritratto faceva parte, donata dallo stesso ingegnere navale al Comune di Firenze nel 1970.
Da quelle 242 opere dei maggiori artisti italiani del “Secolo breve, nasceva dieci anni fa il Museo Novecento.
L’autoritratto di Modigliani non c’era più, perché Della Ragione, che lo aveva acquistato nel 1938, lo rivende nel 1944. E non perché non amasse più quel livornese di cui ormai si era innamorato il mondo. Ma per sacrificare l’arte all’arte. Come spiega in una lettera all’artista Renato Birolli "circa la cessione del Modigliani sono sicuro anch’io che mi pentirò, ma è proprio questa certezza che nobilita il sacrifizio fatto non per me ma per coloro i quali hanno diritto di poter contare su di me checché avvenga".
Con quei soldi Della Ragione sosterrà infatti giovani artisti che stanno portando avanti le loro sperimentazioni, fra cui Renato Guttuso, Emilio Vedova, lo stesso Birolli, Giuseppe Santomaso. A loro dà spazio nella galleria Spiga a Milano e li mette a contratto. Ci crede, e ha ragione.
La mostra, curata da Eva Francioli, Sergio Risaliti e Chiara Toti, ha come punto di partenza Modigliani, per riunire poi una ventina di capolavori acquistati da Della Ragione per la sua personalissima galleria dell’anima, seguendo la sua sensibilità più che le mode o il mercato dell’epoca.
Ecco arrivare allora a Firenze un’altra opera celebre, la tanto discussa “Crocifissione“ di Guttuso, prestata dalla Galleria d’arte moderna di Roma; oppure “La camera incanta“ di Carlo Carrà dalla Pinacoteca di Brera, “Omino in sacrestia“ di Ottone Rosai dalla Gam di Torino, il “Ritratto di Ungaretti“ di Scipione, “Natura morta con manichino“ di Giorgio Morandi, “Nudo dal velo nero“ di Birolli, “Le amazzoni“ di Massimo Campigli.
"Un grande progetto per celebrare i primi dieci anni del Museo Novecento - ha detto la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini - attraverso un viaggio nei capolavori del secolo scorso, a partire dall’atteso Autoritratto di Modigliani".
"Dal mio arrivo nel 2018 sognavo di riunire al nucleo principale della collezione Della Ragione opere dalle quali l’ingegnere nel tempo si era separato - afferma il direttore Sergio Risaliti –. L’ampiezza dei ritorni testimonia la credibilità e l’autorevolezza raggiunta dal museo".
"Collezionista raffinato, Della Ragione fu tra i primi a dedicarsi negli anni Trenta del XX secolo all’acquisto di opere di arte moderna - aggiunge Chiara Toti -, contribuendo al rinnovamento del gusto degli italiani ancora fermo alla pittura dell’Ottocento".
In occasione della mostra, Qn La Nazione, che quest’anno festeggia i 165 anni dalla prima pubblicazione, conferma la collaborazione con il Museo Novecento, nel supportare e promuovere l’arte e la cultura nel territorio fiorentino.