Il nuovo ciclo di conferenze sui feudi del territorio aretino durante l’età moderna, della Società storica aretina

Martedì 1° ottobre una relazione introduttiva di Stefano Calonaci

luca berti

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Arezzo, 30 settembre 2024 – Martedì 1° ottobre con una relazione introduttiva di Stefano Calonaci prende avvio il nuovo ciclo di conferenze sui feudi del territorio aretino durante l’età moderna, organizzato dalla Società storica aretina, con il patrocinio del Comune di Arezzo. L’incontro è in programma alle ore 17,30 all’Auditorium Ducci di via Cesalpino.

Curato da Luca Berti, il ciclo si propone di indagare struttura, rilevanza e consistenza dell’istituto feudale nella Toscana moderna, e in particolare nel territorio aretino, fino alla fine del Settecento, prima con i Medici, poi con gli Asburgo-Lorena subentrati nel 1737 nel governo del granducato.

La politica medicea sul territorio si servì della creazione di nuovi feudi sia come strumento di rafforzamento del potere centrale, sia come ricompensa e promozione di famiglie fedeli, con modalità diverse a seconda delle congiunture storiche e della personalità dei vari sovrani. Avviata in maniera piuttosto incerta da Cosimo I, la politica di nuove infeudazioni ebbe un’intensità decisamente più sostenuta a metà del Seicento, con Ferdinando II, che operò numerose investiture. Una “rifeudalizzazione”, quindi, di cui si iniziò il superamento con la nuova dinastia che, con la legge sui feudi del 21 aprile 1749, mirò a ricondurre i poteri signorili sotto il controllo dello Stato, per giungere infine alla loro soppressione durante il periodo francese. A fianco dei nuovi feudi persistono anche strutture di origine più remota, talvolta di nomina imperiale, sia laiche che ecclesiastiche. E contemporaneamente i sovrani conducono, per conto della corona, una politica di acquisto proprio dei feudi sui quali non hanno titolo.

Stefano Calonaci insegna Storia moderna e Storia e attualità dell’Illuminismo presso il dipartimento di Studi storici e Beni culturali dell’Università di Siena, svolgendo didattica nella sede di Arezzo. Si è laureato in Lettere e Filosofia nel febbraio del 1995 presso l’Università di Firenze ed ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca in Storia economica e sociale all’Università di Verona. Tra i suoi ambiti di interesse e di studio figurano la storia sociale, la storia della giustizia di antico regime, la storia dei sentimenti e la storia del paesaggio. È autore fra l’altro del volume “Lo spirito del dominio. Giustizia e giurisdizioni feudali nell’Italia moderna” e di diversi saggi di storia aretina.

Il ciclo di conferenze della Società storica proseguirà, sempre all’Auditorium Ducci, fino all’inizio del mese di dicembre. L’8 ottobre Camillo Berti parlerà della dislocazione e della consistenza dei feudi dell’Aretino. Sarà poi la volta di quattro conferenze su altrettante realtà feudali: la contea di Montauto (relatore Fabio Bertini), la contea di Urbech in alto Casentino (Moreno Massaini), la baronia della Trappola e il marchesato di Bucine (Stefano Calonaci), la contea poi marchesato di Monte San Savino (Ilaria Marcelli). Infine l’attenzione si sposterà su una famiglia titolare di vari feudi, i Lotteringhi della Stufa (Carlo Vivoli), e sull’avversione ripetutamente dimostrata dal patriziato aretino di fronte alle richieste di creare nuovi feudi nel territorio prossimo alla città (Luca Berti).

Le conferenze della Società Storica Aretina sono ad ingresso libero e gratuito.