PINO DI BLASIO
Cosa Fare

Il Palio di Siena, Una Corsa di Popolo con Cinque Secoli di Storia

Il Palio di Siena è una tradizione secolare che suscita sostenitori e detrattori. Polemiche sulla festa come calamita di turisti e animalisti si alternano a storie di fantini vittoriosi e perdenti, cavalli che trionfano e una comunità che si unisce nella piazza del Campo.

di Pino Di Blasio

Le ombre del crepuscolo ammantano una Siena che assiste alla gioia dei contradaioli dell’Oca che festeggiano in Duomo la vittoria del Palio. Dopo una Carriera drammatica, ricca di colpi di scena, di infortuni, cadute, una corsa che ha cambiato padrone per tre volte, è arduo interrogarsi su cosa sia il Palio di Siena oggi. Le polemiche sulle frasi del ministro Santanchè sulla festa come calamita di turisti, cederanno inevitabilmente il passo ad altri attacchi: quelli degli animalisti e di un’estemporanea raccolta di firme per un referendum sull’abolizione del Palio. L’Aidaa ha chiesto notizie sui cavalli contusi e vuole l’accesso agli atti veterinari.

Un rito che ha cinque secoli di storia, che è stato fermato solo dalle due guerre mondiali e dalla pandemia per il Covid, ha per forza sostenitori e detrattori. Alla fine del secolo scorso, i nemici del Palio erano molto più famosi, potenti e tenaci di quelli di oggi: da Franco Zeffirelli a Brigitte Bardot, dai radicali Marco Pannella e Emma Bonino ad ambientalisti italiani e internazionali, in molti si scagliarono contro una corsa considerata una violenza nei confronti dei cavalli. Alla fine del Novecento, la Festa senese seppe trovare i correttivi: dai materassi a San Martino alla scelta dei mezzosangue, assieme alle cliniche veterinarie, ai pensionari per barberi a fine carriera, fino alle previsite e ai protocolli per la tutela.

Ma basta un incidente per rinfocolare gli attacchi. La difesa dei cavalli non è, però, il solo argomento per cercare di capire cos’è il Palio oggi. Bisogna usare Eugenio Montale, il suo celebre verso "codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo", per definire i contorni di una Festa di popolo che è come ’Highlander’: solo una cosa simile potrebbe cancellarla.

Maurizio Bianchini, storico e telecronista, ha stilato il decalogo su cosa non è il Palio. "Non è una rievocazione storica, non è una corsa di cavalli - ha scritto su La Nazione - non è un evento turistico, non è una cosa per tutti, non è sponsorizzabile, non cerca visibilità, non è assimilabile a nessun’altra manifestazione, non è una festa creata da un comitato ma è festa di popolo, non è una corsa regolare, non è replicabile. Per questo non è una rievocazione storica. Cosa dobbiamo rievocare se il Palio è storia di per sé?".

Franco Cardini, celebre storico, fiorentino per un quarto senese, scrisse in prima pagina sul Qn, il 2 luglio 2020, un editoriale dal titolo Oggi Siena è senza Palio dopo 76 anni. "Le Feste e le tradizioni come il Palio di Siena, aiutano a destare la coscienza di un popolo. Se perdiamo la memoria, perdiamo l’identità: non siamo più nulla. Un Paese senza feste è senz’anima", scrisse Cardini. E l’altro ieri l’ha spiegato ancora più efficacemente: "Il bello del Palio è quel momento in cui ci si sente veramente una comunità. Malaparte diceva che i senesi hanno sempre la puzza al naso nei confronti di tutti: fiorentini, non senesi, contradaioli rivali. Ma un attimo prima che cominci la corsa, prima che i fantini escano dall’entrone, ci si sente una parte del tutto in piazza del Campo. Poi, quando la Carriera comincia e quando una Contrada vince, si torna a essere divisi come prima".

Montale esalta la ’purpurea buca dove un tumulto d’anime saluta le insegne di Liocorno e di Tartuca’. Gianni Brera celebrò la vittoria del Nicchio con il suo ’Epinicchio’, Adriano Sofri cantò le gesta di Ugo Sanchez, cavallo scosso che vinse nel Leocorno. Brandelli di un’epopea plurisecolare che contiene migliaia di storie di fantini vittoriosi e perdenti, cavalli che trionfano anche da soli, senesi celebri come Artemio Franchi, capace di vincere un mondiale di calcio da presidente Uefa ma mai un Palio da capitano della Torre. Il fato lo colpì il 12 agosto di 40 anni fa nella strada delle Crete. Stava andando a casa del fantino Bastiano, per convincerlo a montare nella Torre.