E’ ormai da anni un punto di riferimento per le persone in transizione. E’ un chirurgo plastico che opera prevalentemente la mammella. Giulia Lo Russo ha collaborato gomito a gomito con i professionisti del Centro di Careggi, prima di lasciare l’ospedale per dedicarsi completamente all’attività in libera professione, sempre a Firenze.
Come si lavora in quel centro?
"Sono ormai molti anni che collaboro con i professionisti del centro per aiutare persone con incongruenza di genere. Se in questi anni l’Italia è estremamente cresciuta e si è sviluppata nella direzione comune agli Stati Uniti e al resto dei paesi dell’Europa occidentale è stato proprio grazie al grande lavoro dei professionisti del centro di Careggi, riconosciuti internazionalmente".
Un centro di eccellenza...
"Sono professionisti che hanno fondato la Sigis, la Società italiana genere, identità e salute che riunisce tutti gli specialisti che ruotano attorno al grande settore, dagli psicologi agli psichiatri agli endocronologici, chirurghi di varie discipline, urologi, ginecologi, logopedisti, otorinolaringoiatri. La multisciplinarietà è un punto essenziale per chi lavora con le persone in transizione".
Ha operato persone cui avevano somministrato triptorelina?
"L’uso degli inibitori è relativamente recente, però sì. Ho operato una ragazza che aveva preso il farmaco e ad oggi è una trans felice e più serena della media. Sono intervenuti precocemente ed è stata trattata nel migliore dei modi".
Vero che l’inibitore aiuta la transizione?
"Se si prende una persona in fase di crescita e si impedisce lo sviluppo degli organi secondari del genere non desiderato le viene data una mano per il percorso futuro. Ma questo possono spiegarlo gli endocrinologi meglio di me".
Qual è il vissuto delle persone quando arrivano a completare il percorso con l’intervento?
"Naturalmente varia molto da persona a persona. Quelle comprese presto e accolte bene hanno un vissuto più sereno".
Oggi sono di più? Cos’è cambiato?
"Sì, il numero è in crescita. L’età si abbassa. I ragazzini che io vedo sono più informati e più sereni di quelli che vedevo dieci anni fa. Quelli che arrivano da adulti a completare il percorso sono più affaticati: non erano accolti dalla società né dalla famiglia. Occuparsi delle persone in età giovanile lenisce il loro dolore in questo percorso di vita sicuramente più difficile".
Ma l’intervento viene fatto dopo la maggiore età?
"L’organismo WPath dice che il riferimento non sono più i 18 anni. Anche ‘Info trans’ dell’Istituto superiore di sanità non dà regole sull’età. Si può fare anche prima del compimento dei 18 anni. Come avere il nome desiderato. Tutto ciò serve a far vivere serenamente la giovinezza. Certo che devono avere la sentenza, l’ok del giudice sul percorso fatto sull’incongruità di genere".
Ilaria Ulivelli