"I Medici vollero che l’Ateneo insistesse su Pisa perché studenti e docenti sono da sempre turbolenti. L’Università è fondata sul confronto e deve e può mettere in discussione le strutture sociali e anche concettuali dominanti". Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa, rivendica "di essere stato fra i primi ad assumere una ferma posizione di condanna sugli scontri fra studenti e polizia".
Rettore, qual è stata la sua prima reazione?
"Preoccupazione, sgomento, ma anche sorpresa. A Pisa vi sono state numerose manifestazioni in questi mesi anche accese dal punto di vista dialettico, ma mai violente. Devo dire...".
Che cosa?
"Qualche giorno prima ho incontrato personalmente alcuni degli studenti che hanno partecipato al corteo di venerdì. Ho ascoltato le loro istanze inerenti la tragica situazione in Israele e Palestina. Nell’occasione ho promosso una riunione straordinaria del Senato Accademico aperta anche alla partecipazione degli esterni".
Qual è il confine fra libertà di pensiero e difesa dell’ordine pubblico?
"Il confine da non superare è quello della violenza fisica e verbale. Vale per gli studenti e, a maggior ragione, per le forze dell’ordine. Siamo di fronte a una reazione sproporzionata la cui dinamica è al vaglio. Ma ho avuto rassicurazioni a più livelli che saranno fatte tutte le indagini del caso".
Nel mirino di una parte degli studenti vi è anche l’Università di Pisa. In particolare il rapporto con l’azienda Leonardo che produce armi.
"Una premessa. Siamo una delle poche Università italiane, forse l’unica, che ha pubblicamente elencato tutti i rapporti con le istituzioni militari quindi anche con Leonardo e altre controllate di Leonardo. L’importo di questi accordi è inferiore all’uno per mille del nostro bilancio".
Qual è l’oggetto di questi rapporti?
"Mai correlato direttamente alla fabbricazione di armi. Un contratto con Leonardo verte su aspetti meccanici nella costruzione di motori di elicotteri".
Altra contestazione: i rapporti ancora aperti con università israeliane. Cosa risponde?
"Non abbiamo rapporti con istituzioni militari israeliane. Abbiamo accordi con Università, come con altri 700 atenei".
Lo ritiene giusto?
"Discuteremo in senato accademico, ma sono contrario a ogni forma di boicottaggio. L’Università deve costruire ponti e non steccati: vale per le università israeliane come per quelle russe. Ciò che prelude la guerra è proprio la mancanza di comunicazione e confronto".
In Italia c’è un problema di libertà di espressione?
"Vi è un dibattito politico aperto. Ma, a mio avviso, c’è sempre stata libertà di espressione e confidiamo che vi sia ancora. Le racconto un aneddoto personale".
Prego.
"Nel 1977, ero un ragazzo e occupammo il nostro liceo a Castelnuovo Garfagnana. Prima dell’intervento il maresciallo dei carabinieri (il figlio era con noi) chiamò per avvertirci che sarebbero entrati a scuola. A quel punto intervenne il parroco che ci offrì una stanza purché la pulissimo".
Cosa insegna questa storia?
"Che il buon senso e il dialogo sono la chiave per tutto".