Quando nel 1981 Daisaku Ikeda visitò per la prima volta Firenze, incontrò un gruppetto di ragazzi desiderosi di approfondire la filosofia del buddhismo della Soka Gakkai, organizzazione pacifista e antimilitarista nata nei giorni più drammatici del Giappone, quelli delle bombe atomiche di Nagasaki e Hiroshima, di un paese distrutto dalla guerra che aveva generato morte, distruzione e una crisi esistenziale e sociale drammatica.
Discepolo di Josei Toda e del fondatore Tsunesaburo Makiguchi, colui che aveva pagato con la morte in carcere il suo rifiuto di aderire al militarismo imposto dal regime, Ikeda, scomparso a 95 anni il novembre scorso, ha dedicato la sua vita alla crescita del movimento visitando decine di paesi, dialogando con leader politici e intellettuali e portando la Sgi alle Nazioni Unite come Ong fondata sul fronte dell’impegno contro le armi nucleari. Ieri, nel salone dei 500 in Palazzo Vecchio, fedeli arrivati da tutta italia si sono ritrovati per ricordare il maestro e filosofo buddhista a cui nel 1994 l’allora sindaco Giorgio Morales consegnò il Fiorino d’oro e nel 2017 il sindaco Dario Nardella conferì la cittadinanza onoraria. Proprio a Firenze la Soka Gakkai trovò un terreno fertile: dalle riunioni di piccoli gruppi nelle case al piccolo ufficio di piazza Indipendenza per arrivare all’inaugurazione del Centro Italiano dell’istituto buddista Soka Gakkai nella villa di Bellagio a Castello: il rapporto tra Ikeda e Firenze è stato intenso e costruttivo, e non è certo un caso se la prima rivista stampata dagli anni ’80 si chiama ’Il nuovo Rinascimento’.
Quattromilacinquecento membri nella città di Firenze, undicimila nell’area metropolitana, ventimila in Toscana, quasi centomila in tutta Italia. Questi i numeri in Italia dell’Istituto buddista Soka Gakkai. Nel mondo i fedeli sono tredici milioni e 500 mila e sono presenti e attivi in 192 paesi. "Ricordare il maestro Ikeda oggi non significa solo ricordare il filosofo e guida spirituale, ma anche ricordare un uomo la cui dedizione concreta a promuovere la pace è stata una potente costante durante tutta la sua vita – ha detto Nardella –. Non possiamo che rivolgere a lui, e a tutta la Soka Gakkai, la nostra profonda gratitudine per aver arricchito e rafforzato i valori di solidarietà, ispirati a principi di vero Umanesimo, in cui Firenze affonda le sue radici".
Il sociologo e direttore del Centro Studi sulle nuove religioni Massimo Introvigne ha ricordato la peculiarità del buddhismo della Soka Gakkai: "Nessuno ha fatto quanto Daisaku Ikeda per annunciare al mondo che il buddhismo non è una religione asiatica ma universale. Il suo grande progetto camminava su due gambe: quella della coltivazione interiore e della pratica basata sul Sutra del loto, rimesso al centro nel 13° secolo dal monaco giapponese Nichiren Daishonin, e quella dell’impegno civico e sociale per la pace".
Presenti alla cerimonia anche il presidente dell’Istituto buddista Italiano Soka Gakkai Alberto Aprea e il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Il riassunto dell’impegno di Daisaku Ikeda vive con forza in una frase ricordata sul megaschermo nel Salone dei Cinquecento: "La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento del destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità".