
Incontro con la Storia. Ricasoli, il barone di ferro. Anima dell’Italia unita
Bettino Ricasoli è detto non a caso il Barone di ferro e il politico dell’Italia unita. Personaggio cardine del Risorgimento e fautore del sistema rappresentativo, sindaco di Firenze e secondo presidente del Consiglio del Regno d’Italia dopo Cavour, è stata una figura poliedrica: politico, statista, fondatore di quotidiani, imprenditore vitivinicolo.
Alla sua figura centrale nel panorama toscano e italiano della seconda metà dell’Ottocento, è dedicato il convegno che il 31 gennaio, alle ore 16, si terrà nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio. Dopo i saluti della vicesindaca Alessia Bettini, prenderanno la parola relatori illustri. Il presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, Cosimo Ceccuti, si concentrerà sul Ricasoli politico e statista. L’intervento della teologa Anita Norcini Tosi ha per titolo "Un rivoluzionario cattolico liberale". Il presidente dell’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti fiorentini, Ulisse Tramonti, che modererà l’evento, parlerà della trasformazione urbanistica di Firenze. A ricordare il Ricasoli fondatore de "La Nazione", che poneva al centro la tematica nazionale, sarà il vicedirettore del giornale Luigi Caroppo. Ricasoli fu anche sindaco di Gaiole in Chianti, e di questo parlerà il primo cittadino del Comune senese Michele Pescini. Non ebbe solo un ruolo decisivo nella formazione dello Stato, ma anche nel successo del vino più famoso al mondo: il Chianti.
A sottolineare questo aspetto sarà Francesco Ricasoli, proprietario e presidente della società agricola ‘Barone Ricasoli spa’. Il Barone di ferro, per verificare la tenuta dei propri vini nella distanza e nel trasporto, faceva persino prove di "navigazione" imbarcando per anni le botti su mercantili diretti in tutte le parti del mondo, in Sud America come a Bombay.
Uno sguardo poi su una dimora storica, il Palazzo Ricasoli di Brolio, con Niccolò Rosselli Del Turco, mentre l’ultimo intervento "Il fantasma di Bettino" è affidato a Fulvio Conti, professore di storia contemporanea dell’ateneo fiorentino. Quando subentrò a Cavour come primo ministro, la sua attività di governo impresse una forte spinta unitaria nella gestione amministrativa dello Stato. Ammise i volontari garibaldini all’esercito regolare, revocò l’esilio a Mazzini e tentò invano la riconciliazione con la Santa Sede.
Maurizio Costanzo