Il sistema ha tenuto, ma il pericolo è stato grande. Grazie allo scrupolo con il quale vengono sottoposti a test preliminari i potenziali donatori di sangue al centro trasfusionale di Livorno, è stato individuato e bloccato in tempo un soggetto a rischio, perché sieropositivo, che si era presentato mesi fa (nell’estate 2023) per fare una donazione di sangue. Si tratta di un paracadustista in servizio a Pisa.
L’uomo a quanto pare, pur consapevole della sua condizione, ha deciso di presentarsi al centro trasfusionale livornese dove è stato applicato il protocollo di verifica su tutti i donatori (anche quelli già conosciuti) che vige in Toscana.
E’ stata accertata così la potenziale pericolosità del parà. Per questo il direttore dell’epoca del centro trasfusionale dottor Fabrizio Niglio (al quale subentrerà a febbraio la dottoressa Silvia Ceretelli), dopo ulteriori verifiche ha deciso di sporgere denuncia in accordo con l’Azienda Usl Toscana Nord Ovest. Tutto questo anche per evitare ulteriori situazioni di rischio potenziale. La Procura della Repubblica di Livorno ha aperto un fascicolo a nome del militare, accusato di tentata epidemia.
Dalle indagini svolte pare che l’uomo avesse tentato di accedere senza sucesso anche al cetro trasfusionale di Pisa, prima di provare a Livorno. Per quale ragione? È stato un atto doloso? Un gesto folle?
L’Azienda Usl Toscana Nord Ovest interpellata sulla vicenda del paracadutista sieropositivo, si è trincereta dietro il "no comment. C’è un’indagine in corso. Non possiamo pronunciarci".
Ma questo gravissimo episodio sta facendo discutere a Livorno e non solo.
L’Avis da parte sua sottolinea come le donazioni siano sicure. "L’efficienza del centro trasfusionale di Livorno – commenta Claudia Firenze, presidente di Avis Toscana – ha permesso di evitare conseguenze drammatiche. Questa brutta vicenda è la conferma che il sistema sangue funziona ed è sicuro, sia per chi dona sia per chi riceve".
"C’è un’indagine in corso. – aggiunge Claudia Firenze –lasciamo che gli inquirenti facciano il loro lavoro. Ma dal punto di vista generale è bene sottolineare l’utilità della prima donazione differita e cioè il doppio step per i nuovi donatori e coloro che non donano da oltre 2 anni, che prima di farlo devono fare gli esami per l’idoneità. È un doppio controllo, una garanzia in più che come Avis abbiamo sempre sostenuto".
"In secondo luogo – conclude – ricordiamo il ruolo delle associazioni, che hanno il compito di dare informazioni precise e puntuali per rendere il donatore ancora più consapevole.
Matteo Bagnoli presidente di Avis Livorno dichiara: "Eravamo all’oscuro di questo episodio che ci sconcerta. Tuttavia concordo con la presidente Avis regionale sull’efficienza dei controlli del sistema trasfusionale toscano, che ha consentito di individuare immediatamente il donatore potenzialmente pericoloso. Quello che è successo tuttavia non deve scoraggiare le donazioni. Anzi, deve servire a incoraggiarle proprio grazie all’alto livello dei controlli effettuati su chiunque (inclusi gli iscritti di Avis) si presenti ai centri trasfusionali".
Monica Dolciotti