di Luca Bongianni
PONTEDERA (Pisa)
"Ho appena firmato, ora tocca agli altri. Per il bene di tutti e dei loro figli perché la mia purtroppo non torna più. Se lotto, lotto per tutti coloro che vanno a lavorare". Visibilmente emozionata ma consapevole di aver avviato un percorso che può contribuire a rafforzare la posizione di operai e impiegati sul luogo di lavoro. Emma Marrazzo, madre di Luana D’Orazio, la giovanissima lavoratrice di 22 anni morta due anni e mezzo fa in un orditoio di Montemurlo a cui stava lavorando, ieri a Pontedera, nel banchino davanti alla Piaggio, è stata tra le prime firmatarie della proposta di legge di iniziativa popolare per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi o gravissime alle lavoratrici ed ai lavoratori. Una campagna nazionale iniziata ieri e che nei prossimi sei mesi conta di arrivare a 50mila firme.
Cosa significa per lei quella firma?
"La firma è importante, è un inizio per arrivare ad una legge per l’omicidio sul lavoro. La sicurezza è un elemento essenziale, tutti dopo il lavoro devono tornare a casa".
Oggi non è contemplato l’omicidio così come le lesioni gravissime, lo ha potuto appurare nel processo per sua figlia.
"Sì, si dice che la legge è uguale per tutti però come dico io alla legge ci si può girare intorno, come si è visto dalle sentenze. Nel caso di mia figlia è stata appurata la manomissione, parla una perizia. Manomissione o sabotaggio per me è la solita cosa".
La scorsa settimana l’incidente ferroviario di Brandizzo, nel Torinese, con cinque operai travolti da un treno mentre stavano lavorando. Kevin, il più giovane, aveva la stessa età di Luana. Da Luana a Kevin non è cambiato niente?
"No, non è cambiato niente. Anzi sono giorni che non riesco più a dormire. Penso sempre ad una scena, quando ti viene comunicata la morte di un figlio e che tu, anche con quel forte dolore, devi comunicarlo ai tuoi, a tutti. Non è bello il calvario che si vive da quel giorno in poi. Dalla perdita di mia figlia sono passati due anni, quattro mesi ed un giorno ma vedo che è sempre tutto uguale. Ci sono tante famiglie che mi chiamano, non va bene. Si parla di morti bianche. No, sono morti volute. Non c’è attenzione".
Si metterà in contatto con le mamme dei ragazzi morti a Torino?
"Certo, se vogliono sì. Per supportare queste madri però non posso dirgli che passerà, perché non è così. Ogni giorno è sempre peggio. Io vado avanti, mi aggrappo a mio nipote. È lui la luce che mi fa andare avanti ma con molta, molta difficoltà. Sono situazioni che non dovrebbe provare più nessuno, sul lavoro no. La fatalità ok è fatalità, ma quelle volute proprio no".
La campagna di raccolta firme è iniziata, ci sarà anche lei davanti ai cancelli delle fabbriche?
"Ci vorrò essere anch’io. Tutti devono capire l’importanza di firmare, per loro e per i loro figli".
Andrà anche davanti all’orditoio di Montemurlo dove è morta sua figlia?
"Ci ho pensato un po’, è molto doloroso andare nel luogo dove hanno ammazzato la tua di figlia. Ma credo proprio che ci sarò. Farò uno sforzo enorme. Lo farò per mia figlia e per i figli, mariti e mogli degli altri".