MAURIZIO GUCCIONE
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La Bohème, magia infinita: "L’amore allo stato puro"

La regista Mazzavillani Muti: "Ricetta contro gli orrori della guerra". Domani alle 16 l’attesa replica al teatro del Giglio di Lucca.

La Bohème, magia infinita: "L’amore allo stato puro"

Grande successo per La Bohème" di Giacomo Puccini, ieri sera al Teatro del Giglio di Lucca e in replica domani alle 16. A proporla nell’allestimento prodotto dal "Ravenna Festival–Teatro Alighieri" già nel 2015-2016, la regista Cristina Mazzavillani Muti. Diplomata in pianoforte didattico e canto artistico al Conservatorio di Milano, debutta nel lontano 1967 come protagonista dell’Osteria di Marechiaro diretta dal maestro Riccardo Muti. L’opera proposta da Mazzavillani, riprende dunque la tournée proprio da Lucca, città natale del Maestro Puccini e da dove il "sipario" per gli eventi legati al centenario del compositore, ha già iniziato ad alzarsi per proseguire durante tutto il 2024, anno della ricorrenza. La Bohème, tra l’altro, ha aperto la stagione operistica del teatro lucchese. In buca si è esibita l’orchestra giovanile Luigi Cherubini diretta da Nicola Paszkowski. A Mazzavillani abbiamo chiesto di raccontare che cosa ha ispirato questo allestimento.

Cosa caratterizza l’allestimento de La Bohème in scena a Lucca?

"Devo fare una premessa: quanto sta accadendo nel mondo con i conflitti in corso sta creando una sorta di guerra dentro ognuno di noi; il teatro deve contribuire e farci sentire vivi per aiutare a combattere questo senso di prostrazione. L’allestimento è un puzzle che si scompone e ricompone a seconda dell’opera; in questo caso, per La Bohème, vengono utilizzati pezzi lucidati di nero che come un bambino vengono composti e scomposti".

Se dovesse dare una definizione de "La Bohème"?

"Parlerei di tutto l’amore di Giacomo Puccini per le donne, tra Musetta e Mimì, persone interscambiabili, certo, nella grande delicatezza che il Maestro adopera".

In questa rappresentazione scenica fa capolino il simbolismo del pittore francese Odilon Redon.

"Lo ritengo un simbolista straordinario, con la mania dei fiori, uno dei soggetti più borghesi della pittura ottocentesca – i fiori – palpita di inaspettata inquietudine e minacciosa vitalità, come quella vie de Bohème che Henri Murger descrisse nel romanzo su cui si basa il libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa".

La Bohème al teatro del Giglio di Lucca mentre fervono i preparativi per onorare il centenario della morte del Maestro.

"Mi sono presentata al Giglio con una parte della compagnia con cui ho lavorato; abbiamo provato molto e ho sentito in prima persona questa responsabilità: l’esibizione di ieri sera è andata bene e spero che anche domani il pubblico gradisca il nostro lavoro".