
La mostra di Terni. Da Tiziano fino a Banksy. Ecco l’amore nell’arte esaltato dai capolavori
Nel segno di San Valentino, patrono della città e protettore degli innamorati, Terni si esalta con una mostra che sta facendo scintille e che rappresenta uno dei momenti clou dei festeggiamenti dedicati al santo. Fino al 7 aprile a Palazzo Montani Leoni è aperta “Amarsi. L’Amore nell’Arte da Tiziano a Banksy“: un progetto espositivo curato da Costantino D’Orazio (nuovo direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria), con la co-curatela e direzione di Anna Ciccarelli, che vuole indagare l’iconografia del sentimento più dolce e romantico nella storia, dall’antichità al XXI secolo, grazie a 40 pitture, sculture e ceramiche dedicate all’Amore.
E proprio in occasione di San Valentino “Amarsi“ si è arricchita di due nuove opere: la prima è “Vespa“, scultura in neon del maestro Marco Lodola, esposta fino a domenica 25 all’esterno di Palazzo Montani Leoni, sede della Fondazione Carit, L’altra è la preziosa Urna “del bacio d’addio” risalente alla prima metà del I secolo avanti Cristo proveniente dal Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria: ritrae una coppia semigiacente su un cuscino nella posa del bacio con la donna che abbraccia il marito, avvicinando la guancia alle labbra.
Quello di “Amarsi“ è infatti un viaggio che parte dalla mitologia greca e romana, attraversa le icone dell’amore spirituale medievale, il recupero dell’Antico nel Rinascimento, la trasformazione nel Barocco, lo sguardo nostalgico nell’Ottocento fino alla nuova visione del Novecento. Da non perdere l’ultima opera acquisita dalla Fondazione Carit, una delle versioni più raffinate del dipinto “Venere e Adone” del 1554 circa, nata nella bottega di Tiziano Vecellio sotto la supervisione del maestro veneziano. E poi “Il Bacio“ di Hayez (lo studio ad acquerello, “Venere, Cupido e Marte“ di Guercino, “Gli addii (Ettore e Andromaca)“ di De Chirico, “Il Dubbio“ di Balla, “Balloon Girl“ di Banksy ma anche la “Madonna con bambino“ di Pinturicchio, le opere di Schifano e di Burri.
Sofia Coletti