ENRICO SALVADORI
Cosa Fare

"La Versilia, luogo d’ispirazione di papà". Dalia, tra Gaber e i pattini a Viareggio

Imprenditrice di successo ha mosso i primi passi nei locali da ballo: "Iniziai alla Bussola come addetta alle luci: la prima fu la Bertè"

Dalia Gaberscik

Viareggio, 11 settembre 2021 - Milano è un magnifico e gigantesco “ufficio” che vive di lavoro, schiacciando i rapporti interpersonali. Ma la Toscana e la Versilia in particolare sono un’altra cosa. Un luogo dove le relazioni umane e un ambiente a misura d’uomo ti fanno riconciliare con il mondo. Dalia Gaberscik, la figlia del grande Signor G, è un’imprenditrice di successo titolare della Goigest la più grande agenzia di comunicazione di personaggi dello spettacolo. Ed è anche vice presidente della Fondazione che porta il nome di suo papà che insieme a mamma Ombretta l’ha portata in Versilia bimba piccolissima. Qui ha trascorso estati bellissime, si è sposata e con la pandemia ne ha fatto la sua residenza. Montemagno sulle colline di Camaiore, un paradiso che Dalia Gaberscik non cambierebbe con nessuna cosa al mondo.

Non è vero?

"Negli ultimi due anni abbiamo praticamente vissuto qui, in un mondo che in estate esplode di profumi, di colori, di sapori. A Milano, che peraltro adoro, avverti solo la differenza tra freddo e caldo".

E’ stato come un deja vu, un ritorno al passato...

"A Viareggio e in Versilia i miei genitori rimanevano da giugno a settembre, qui papà ha scritto tanti suoi spettacoli, i miei figli sono cresciuti in questa zona. Ora con il dilagare dello smart working conosco tante persone che lavorano per aziende del nord e che per quattro giorni della settimana sono comunque in Toscana dove hanno una casa".

Come è cambiata la costa tirrenica e particolare la Versilia?

"Quando ero ragazzina io si andava in Versilia o in Romagna. Ora ci sono la Puglia, la Calabria e tante altre mete ma anche nell’ambito dello stesso territorio ci sono luoghi che sono stati scoperti più tardi e mi riferisco a Seravezza, l’entroterra camaiorese, la stessa Pietrasanta ma anche a tante zone del senese e del grossetano".

In molti rimpiangono una Versilia che non può più tornare. E così?

"E’ una considerazione facile, quasi scontata. Ma ogni cosa ha il suo tempo. Faccio un esempio: negli anni Sessanta e Settanta c’era un’atmosfera meravigliosa, c’era il boom ma non si valorizzavano le bellezze delle cave di marmo e le piscine naturali di Candalla. La Versilia era un centro del mondo ma Pietrasanta non era ancora la Piccola Atene. Sono passati tutti i grandi della musica ma un evento come il Jova Beach di Viareggio del 2019 non si sarebbe visto: Lorenzo Cherubini che canta in spiaggia con migliaia di spettatori. Poi è arrivata la pandemia".

Ha tanti ricordi di bambina e adolescente e proprio in Versilia ha capito cosa voleva fare da grande…

"Chiudo gli occhi e mi vedo pattinare in pineta a Viareggio sotto lo sguardo di mia nonna o a divertirmi al Bagno Nettuno in Passeggiata con amici coetanei con i quali mi sento ancora. Poi si cresce e non avevo ben chiaro su cosa puntare. Non sapevo bene quale fosse il mio futuro. Ho fatto anche l’operatore luci a Bussoladomani. Ero l’addetto all’occhio di bue che illumina l’artista. Mi ricordo che iniziai con Loredana Bertè. Sergio (Bernardini) era un amico di famiglia, è stato ospite al mio matrimonio poche settimane prima di lasciarci prematuramente".

Ma il futuro era la comunicazione...

"L’esperienza di capo ufficio stampa al Festival della Versiliana è stata bellissima, poi Sanremo e quindi la mia società, la Goigest. Sono fiera del percorso che faccio e voglio sempre migliorare".

Un posto speciale nel cuore lo occupa un altro Festival, quello intitolato al grande Signor G. Suo papà. Come avete fatto a realizzare una rassegna che specialmente nei suoi primi dieci anni ha veramente stupito?

"Dieci edizioni alla Cittadella el Carnevale di Viareggio, nove a Camaiore con un anno di stop forzato per il Covid. Ma anche tanti eventi per la Toscana. Il ricordo di mio padre scalda i cuori e ne siamo tutti felici. Sono passati tutti i più grandi, abbiamo lanciato nomi come Diodato e Brunori, con la Fondazione siamo consapevoli di fare tante cose belle, quasi irripetibili. Ma anche in momenti difficili come questo non ci siamo arresi, rispettando le normative anti contagio con una soluzione ibrida: 200 posti in presenza, il resto in streaming da casa. Siamo molto soddisfatti e si pensa già alla prossima edizione, sperando di tornare alla normalità".

Ma cosa avrebbe pensato Giorgio del mondo della musica attuale?

"Innanzitutto si sarebbe battuto come un leone per la ripartenza del nostro settore che è veramente in ginocchio per la pandemia. Negli altri Paesi i concerti vanno in scena, in altri campi dell’intrattenimento in Italia si è ripartiti e nel nostro no. Il grido d’allarme è vero e giustificato: torniamo a lavorare a pieno regime e a far divertire la gente".

Ma Gaber avrebbe fatto il giudice in un talent?

"No, quella popolarità non gli sarebbe interessata".