
L’amore da Renzo e Lucia a Pasolini "La relazione ritrovi i suoi spazi"
di Ilaria Vallerini
VINCI (Firenze)
“Questo matrimonio s’ha da fare?“ è un connubio "tra cultura e storia, parola scritta e orale, amore e conoscenza". Un fil rouge che lega due epoche e contesti diversi al concetto di amore declinato in tutte le sue sfaccettature. Da I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni ai celebri Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini. Una serata (il cui titolo è un chiaro richiamo alla celebre frase “Questo matrimonio non s’ha da fare“) oggi a Vinci alle 21.15 in piazza dei Conti Guidi (in caso di maltempo, l’evento si svolgerà al Teatro di Vinci) con la lettura teatrale dell’attore Massimiliano Finazzer Flory di alcuni passi dell’opera manzoniana seguita dalla proiezione del film di Rai Cinema dal titolo Altri comizi d’amore per la regia di Finazzer Flory (evento a ingresso libero). Quest’ultimo è un omaggio all’opera pasoliniana Comizi d’amore. A 58 anni di distanza Finazzer Flory ha raccolto la sfida realizzando ben 53 interviste a passanti tra cui "giovani, studenti, ex carcerati, preti" e molti altri, proprio come fece Pasolini nel secondo dopoguerra, ponendo le stesse domande su amore e sessualità.
Partiamo dalla lettura di Manzoni...
"Ho scelto i dialoghi più cinematografici, un elemento che lega imprescindibilmente l’opera manzoniana con quella di Pasolini, il quale aveva scelto l’immagine come mezzo di comunicazione per raccontare il nostro Paese".
Ci sono altri aspetti che legano questi due grandi protagonisti?
"Entrambi hanno scelto l’amore per gli umili, o meglio, per i reietti della società: una narrazione che restituisce un sentimento di giustizia. Ho scelto di lavorare con figure marginalizzate per dare loro un volto".
Qual è l’amore di cui parla?
"La letteratura di Manzoni e Pasolini insegna ad amare la diversità per scongiurare il rischio di omologazione".
Cioè?
"Abbiamo messo l’accento sul tempo, ma se fosse più importante lo spazio? Inteso come spazio di relazione e di riscoperta di un rapporto di amore con la conoscenza e per questi maestri che non ci sono più, ma ai quali possiamo riconsegnare linfa vitale. L’arte del resto è vita".
Dopo la lettura sarà proiettato il film “Altri comizi d’amore“ di cosa si tratta?
"Sulla falsariga del lavoro di Pasolini ho realizzato un docu-film interamente in bianco e nero composto da 53 interviste a passanti sia sul tema dell’amore sia della sessualità ripercorrendo i “luoghi“ pasoliniani: Milano, Roma e il Friuli Venezia Giulia".
Quali sono le differenze più evidenti tra ieri e oggi?
"La vera differenza che ho scoperto è che oggi tendiamo a rischiare meno in amore, abbiamo paura di soffrire e di mostrare le nostre fragilità. E poi il lavoro viene prima di tutto. Invece dalle interviste di Pasolini scaturisce un’umanità diversa: nel secondo dopoguerra c’era molta ingenuità e ignoranza, ma anche più passione e coraggio".
Quindi cosa è rimasto dell’amore di Pasolini?
"Voler sentirsi liberi".