
L’arte sacra in Umbria. Maestro di San Francesco cantore del Nuovo Cristo
Una mostra straordinaria per squarciare il velo che avvolge un mistero della storia dell’arte. È la nuova sfida della Galleria Nazionale dell’Umbria che dopo il Perugino dei record accende i riflettori sul Maestro di San Francesco: uno degli artisti più importanti del Duecento, dopo Giunta Pisano e prima di Cimabue, cantore del Nuovo Cristo, protagonista della campagna di affermazione di un’iconografia ufficiale del Poverello. Gli studiosi non sono riusciti a dargli un nome e per far luce sulla sua identità e celebrare il suo valore, poi oscurato da Cimabue e Giotto, arriva “L’Enigma del Maestro di San Francesco. Lo stil novo del Duecento umbro“ che si apre oggi e che si potrà visitare da domani al 9 giugno.
Curata da Andrea De Marchi, Veruska Picchiarelli, Emanuele Zappasodi, la mostra presenta, riuniti per la prima volta, sessanta capolavori dell’artista in un percorso espositivo che si articola in otto sezioni e che si esalta in una sala virtuale e immersiva. Ci sono prestiti dai più grandi musei del mondo, come il Louvre, la National Gallery, il Metropolitan di New York, opere da tutta l’Umbria, con Assisi in prima fila, e il patrimonio della Galleria, che conserva il principale nucleo delle opere su tavola dell’artista. Ma il percorso si estende idealmente al ciclo con “Storie di Cristo e Storie di San Francesco“ (che il pittore dipinse nella Basilica Inferiore di Assisi) grazie a un accordo di valorizzazione con il Sacro Convento.
"È la prima mostra dedicata a un artista eccezionale, che nella seconda metà del Duecento era considerato il più bravo di tutti. Di lui non sa nulla, noi cerchiamo di svelare la sua identità" dice con orgoglio il direttore Costantino D’Orazio mentre i curatori sottolineano che all’epoca l’Umbria era davvero un crocevia culturale mondiale grazie al cantiere della Basilica di Assisi.
Punto di partenza emblematico sono le opere umbre di Giunta Pisano, mentre il cuore pulsante e il cardine della mostra, con uno stupefacente impatto visivo, è la grandiosa Croce datata 1272, proveniente dalla chiesa perugina di San Francesco al Prato, uno dei pezzi più importanti della Galleria. Davanti c’è il dossale che sull’altare maggiore di San Francesco al Prato integrava la grande Croce, ricombinato per la prima volta nei suoi elementi superstiti. Intorno ruota gran parte delle opere del pittore, soprattutto Croci dipinte e un’opera preziosissima, dalla quale il Maestro di San Francesco prende il nome: la tavola con l’effigie del Santo dipinta su un’asse dove, secondo la tradizione, Francesco spirò, in prestito dalla Porziuncola.
Il colore blu e i dettagli dell’allestimento ricreano le atmosfere contemplative della Basilica Inferiore di Assisi dove il Maestro realizzò le sue opere più importanti. Il percorso prosegue così in una speciale sala immersiva che attraverso moderne tecnologie ricostruisce le pitture murali dipinte dall’artista nella chiesa, in parte distrutte per realizzare le cappelle alla fine del XIII secolo, in particolare dopo l’arrivo di Giotto. La mostra prosegue con la sezione delle miniature umbre e offre uno sguardo articolato alla produzione pittorica in Umbria di quegli anni, con opere del Maestro delle Croci francescane, del Maestro di Santa Chiara e del Maestro del Trittico Marzolini. Previsti anche eventi collaterali e un convegno a giugno sul Duecento umbro.