"Lavoro che non piace più. Carichi enormi e paga bassa"

Giannoni, coordinatore regionale del sindacato degli infermieri Nursind

"Lavoro che non piace più. Carichi enormi e paga bassa"

"Lavoro che non piace più. Carichi enormi e paga bassa"

"Le normative nazionali sui tetti di spesa che riguardano il personale sanitario devono essere riviste. E, nel frattempo, è necessario che la Regione autorizzi le aziende sanitarie a finalizzare le assunzioni del personale, che attualmente vengono centellinate". A dirlo Giampaolo Giannoni, coordinatore regionale del Nursind, sindacato che nelle scorse settimane ha lanciato l’allarme sulla carenza di infermieri in Toscana.

Qual è la situazione al momento?

"Dopo la pausa estiva, tutti i servizi sono stati riaperti e, data la cronica scarsità di personale, i sanitari sono costretti a continui rientri per garantire i servizi. Così, le aziende sanitarie ricorrono alle cosiddette prestazioni aggiuntive, che finiscono per pesare sui bilanci, anche se in un capitolo di spesa diverso rispetto alla voce ‘personale’ e per questo non interessato dai tetti di spesa. Al sindacato sono arrivate segnalazioni di personale infermieristico costretto a lavorare nell’arco della stessa giornata sia la mattina che la notte per coprire i turni, pratica vietata ormai da anni dalla normativa".

Dove riscontrate le maggiori difficoltà?

"Il quadro è complesso ovunque, tanto che stimiamo la mancanza complessiva di circa 5mila infermieri. La situazione più difficile è però probabilmente quella dell’Ausl Toscana Centro, dove almeno fino a fine anno non sono state previste né autorizzate assunzioni di infermieri. Qui spesso non vengono rinnovati neppure gli interinali, che potrebbero dare un po’ di respiro al personale. Altrettanto critico il quadro all’Azienda ospedaliera universitaria pisana, dove mancano 100 infermieri".

C’è anche un problema di scarsa appetibilità della professione?

"Assolutamente sì. Ogni anno il numero degli studenti che si immatricola a infermieristica è più basso: quest’anno il calo è di circa il 10%".

Secondo lei come mai?

"La nostra professione prevede ormai carichi di lavoro insostenibili, stipendi non adeguati e progressioni di carriera inesistenti. Tutti aspetti che ci preoccupano soprattutto in prospettiva, quando a questa scarsità di ‘forze fresche’ si affiancheranno i pensionamenti".

L. C.