Arezzo, 16 gennaio 2025 – Nell’ottantesimo anniversario da quei tragici eventi e dalla Liberazione italiana dai nazi-fascisti, dopo il libro della direttrice di Qn La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno Agnese Pini «Un autunno d’agosto», anche lo spettacolo tratto dal romanzo vuole essere dedicato agli ultimi, perché come dice l’autrice, è proprio su di loro «che si è costruita l’ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente».
Va in scena stasera alle 21,15 lo spettacolo tratto dall’omonimo libro di Agnese Pini, che porta in scena Luisa Cattaneo, che ne cura anche la regia, e Gabriele Giaffreda, per le musiche dal vivo Madoka Funatsu alla fisarmonica.
È il secondo appuntamento della stagione serale 2024-25 del Teatro Auditorium Le Fornaci di Terranuova. dedicato anche alla Giornata della Memoria 2025.
Una coproduzione delle compagnie Primera e Officine della Cultura, «Un autunno d’agosto», racconta la storia di uno degli eccidi nazi-fascisti meno conosciuti, ma non per questo meno significativi. Siamo nell’estate del 1944. È il 19 agosto a San Terenzo Monti, in provincia di Carrara, Lunigiana.
Centocinquantanove vittime innocenti, in prevalenza donne e bambini, sono accompagnati nel momento dell’esecuzione dal suono di un organetto. Come in altri paesi della Linea Gotica la guerra mostra qui il suo lato più crudele. Attraverso una messinscena essenziale, evocativa, impreziosita dalle atmosfere sonore della fisarmonica, si snodano le vicende dei protagonisti, attraverso la storia degli ultimi si tenta di raccontare la storia in una delle sue pagine più tristi, ma più capaci di farci riflettere sull’umano: su ciò di cui è capace ancora oggi l’uomo quando si parla di guerre, i suoi istinti inconfessabili e feroci, ciò che ancora oggi drammaticamente possiamo essere. Lo spettacolo così come il libro è dedicato agli ultimi, su cui come spiega l’autrice «si è costruita l’ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente» e solo se questa ossatura è dotata di consapevolezza e coscienza oggi possiamo proiettarci nel futuro con una speranza che possa essere impegno: che questi orrori non avvengano più, mai più