Licenziati dal museo Il Centro Pecci si scopre con le casse vuote Terremoto a Prato

Il Cda della Fondazione: "Sempre aggiornati sindacati e istituzioni". Ma tutti sostengono di essere invece all’oscuro delle difficoltà. Nel 2022 contributi pubblici di 2 milioni tra Comune e Regione.

Licenziati dal museo Il Centro Pecci si scopre con le casse vuote Terremoto a Prato

E’ un terremoto culturale e politico quello che si è abbattuto sul Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. La decisione del consiglio d’amministrazione di licenziare in tronco 2 dei 18 dipendenti del Centro ha scatenato la rabbia dei sindacati, del Comune di Prato e della Regione. Tutti sostengono di essere stati tenuti all’oscuro della vicenda, anche se la posizione del cda della Fondazione Pecci è ben diversa: "Abbiamo tenuto aggiornati nelle scorse settimane gli interlocutori istituzionali e le sigle sindacali". La vicenda nasce lunedì quando viene comunicato il licenziamento in tronco a due dipendenti. Le motivazioni? Le difficoltà di bilancio nel consuntivo 2022 fra taglio dei contributi pubblici e aumento dei costi delle bollette (+300%). Spiegazioni che però stonano su vari fronti. Solo a luglio in una seduta della commissione comunale Controllo e Garanzia, il presidente Bini Smaghi aveva rassicurato sulla possibilità di chiudere il bilancio 2023 in pareggio. Non solo.

Nel 2022 il Pecci ha ottenuto oltre due milioni di euro di contributi pubblici, fra i quali 1,2 milioni dal Comune di Prato e 732mila euro dalla Regione Toscana. Cifre che nessun’altra istituzione culturale pratese può vantare. Ad annunciare i due licenziamenti sono state le sigle sindacali Uil e Cgil, che preannunciano battaglia. "Solo lo scorso luglio ci erano state date rassicurazioni sui tagli – spiega Alessio Bettini della funzione pubblica della Cgil di Prato -. Lunedì, invece, i lavoratori ci hanno comunicato i licenziamenti. Qui si è avviata una ristrutturazione aziendale senza passare dal confronto con le sigle sindacali. Qualcuno ci deve spiegare perché nel 2023 si è prima proceduto con nuove collaborazioni a partita iva e con tirocini, e poi con il licenziamento di due dipendenti. Si vuole forse sostituire il lavoro dipendente con quello precario?".

Se i sindacati chiedono l’apertura di un tavolo di trattativa, il sindaco di Prato Matteo Biffoni e l’assessore alla Cultura Simone Mangani chiedono "chiarimenti immediati" al cda del Pecci. "Devono dare spiegazioni per i due licenziamenti a cui si è proceduto senza un confronto con le rappresentanze sindacali – dicono -. Si deve ripartire da un tavolo di confronto. E’ necessario intraprendere una trattativa per trovare una soluzione condivisa". Una richiesta espressa anche dalla consigliera regionale Pd Ilaria Bugetti che ha informato il presidente Giani dell’accaduto.

"E’ un fatto grave – dice -. Tanto più irricevibile poiché avviene in una fase di prorogatio dei rappresentanti del Pecci". Ma quali sono i numeri del Pecci? Le difficoltà sono evidenti dai dati degli incassi. Nel 2022 si parla di 56.250 euro per gli ingressi alle mostre, 20.000 euro quelli per il cinema, per gli spettacoli 31mila, e per le visite guidate 9mila euro. Passando ai biglietti, quelli interi staccati nel 2022 per le mostre sono stati 1.290, i ridotti 7.132, i gratuiti 6.772. In totale quindi 15.194 visitatori, cioè 40 al giorno di media. Sono stati 3.400 gli ingressi al cinema, e 4.500 quelli agli eventi.

Stefano De Biase