L’odissea di un padre. Va in congedo parentale. Licenziato ma reintegrato

Perugia: tre giorni per stare con la figlia, l’azienda gli invia la contestazione. Il giudice gli dà ragione: giusta condivisione delle responsabilità con la madre.

L’odissea di un padre. Va in congedo parentale. Licenziato ma reintegrato

L’odissea di un padre. Va in congedo parentale. Licenziato ma reintegrato

Un investigatore privato incaricato dall’azienda ha fotografato padre e figlia, di 2 anni, in quei tre giorni di congedo parentale che al genitore erano costati il licenziamento, ora annullato dal giudice che ha disposto il reintegro dell’uomo, un operaio, nelle proprie mansioni. In pratica cosa ha contestato l’azienda in via disciplinatre fino a far scattare il licenziamenento? Che il papà in quei tre giorni di novembre 2022 abbia accompagnato e ripreso la bimba all’asilo e nel frattempo abbia fatto la spesa (una volta), una sosta al bar e sia stato in casa. Comportamenti per l’azienda incompatibili con la funzione del congedo parentale e che di fatto avrebbero stravolto l’ organizzazione interna del lavoro; cioè se doveva stare a casa, questo in sostanza il parere aziendale, poteva stare anche in fabbrica. Impostazione respinta dal giudice del lavoro Giampaolo Cervelli secondo cui il congedo parentale è "destinato a incombenze necessarie per la cura della famiglia e della prole, come quelle del riassetto della casa, alla preparazione dei pasti, anche nella prospettiva di un’agevolazione della madre per la ripresa dell’attività di lavoro". Decisione condivisa dall’avvocato Nunzia Parra, dello studio Brusco & Partners, che assiste il lavoratore e che aveva impugnato il licenziamento. Intanto, come mai l’azienda si rivolge a un investigatore privato per tre giorni di congedo parentale, quando il massimo è di sei mesi? "Non so – risponde il legale – e non mi risultano contenziosi pregressi tra le parti. So che il congedo era stato richiesto e concesso anche in precedenza e che il licenziamento è maturato sulla base della perizia dell’investigatore privato". Il giudice ha accolto in pieno la sua tesi che individua il congedo parentale come condivisione delle responsabilità di cura tra padre e madre? "Sì, il reintegro è la tutela più ampia, la prima richiesta che avevamo avanzato. Gli ultimi dati ci dicono che in un anno circa 44mila donne si sono dimesse dal lavoro dopo il parto e la direttiva europea 1158/2019 punta proprio a favorire il congedo parentale affinché sia condivisa la responsabilità genitoriale nella coppia e la donna non sia costretta a lasciare l’occupazione. Ripeto: la responsabilità genitoriale va condivisa".

L’azienda può presentare ricorso. Il lavoratore può scegliere se tornare a lavoro o convertire il reintegro in 15 mensilità, che insieme alle 13 che il giudice gli ha riconosciuto dal momento del licenziamento fanno 28 stipendi. Destinate ad aumentare, per l’azienda, in caso di sentenza sfavorevole anche in appello.

Stefano Cinaglia