Mercoledì 26 marzo alle ore 21.00 va in scena lo spettacolo “Paolo sorrentino vieni devo dirti una cosa”, di e con Giuseppe Scoditti

Siamo arrivati all’ultimo appuntamento della Stagione Teatrale 2024/2025 del Teatro Dovizi di Bibbiena, curata da Fondazione Toscana Spettacolo Onlus e Nata Teatro

scoditti

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Arezzo, 25 marzo 2025 – Siamo arrivati all’ultimo appuntamento della Stagione Teatrale 2024/2025 del Teatro Dovizi di Bibbiena, curata da Fondazione Toscana Spettacolo Onlus e Nata Teatro.

Mercoledì 26 marzo alle ore 21.00 va in scena lo spettacolo “Paolo sorrentino vieni devo dirti una cosa”, di e con Giuseppe Scoditti, giovane talento del collettivo “Contenuti Zero”, regia di Gabriele Gerets Albanese.

Con meravigliosa libertà, leggerezza espressiva e ironia, Scoditti offre uno spettacolo divertente e intelligente, sui paradossi di oggi, sulla forza dei sogni e sulla difficoltà di realizzarli.

"Nel 2018 ho fatto un provino per un film di Paolo Sorrentino – spiega Scoditti – E non sono stato preso. Adesso vorrei dire delle cose a Paolo. Tutto quello che non gli ho detto dopo quel no. Questo spettacolo nasce esclusivamente per questo motivo."

Questo pretesto offre una descrizione puntuale del mondo dello spettacolo, con le sue ossessioni e i suoi paradossi, ma grazie all’ironia, al paradosso e all’intelligenza dei riferimenti, si trasforma gradualmente e felicemente in una storia universale sulla forza dei sogni e sulla difficoltà di realizzarli.

"Siamo arrivati a credere che la grandezza sia un dono che sia riservato solo a pochi eletti ai prodigi e alle superstar. E che il resto di noi può solo stare a guardare” dice Gabriele Gerets Albanese nelle note di regia “Ma la verità è che la grandezza è per tutti noi. Non si tratta di abbassare le aspettative, si tratta di aumentarle per ognuno di noi. Perché la grandezza non è nascosta in un posto speciale o in una persona speciale. La grandezza è ovunque qualcuno cerchi di trovarla. Se la grandezza non bussa alla tua porta forse dovresti andare tu a bussare alla sua. Non è una questione di grandi discorsi di trionfi di luci brillanti. Ma di sogni. Folli. E se le persone dicono che i tuoi sogni sono folli se ridono per quello che pensi di poter fare tu lasciali fare. Perché quello che non riescono a capire è che chiamare folle un sogno non è un insulto. È un complimento. Non chiederti se i tuoi sogni sono folli, chiediti se sono folli abbastanza."

Info e prenotazioni al numero 379 142 5201