C’è sorpresa e silenzio all’ospedale fiorentino di Careggi dopo il caso che ha fatto finire sotto la lente d’ingrandimento del ministero della Salute il Centro di coordinamento regionale per le problematiche sanitarie relative all’identità di genere che svolge la sua attività nella struttura di Andrologia, endocrinologia femminile e incongruenza di genere.
Ieri sono arrivati gli ispettori del ministero, "esperti selezionati", come spiega Mara Campitello, medico e capo della segreteria tecnica del ministro Orazio Schillaci. "Nessun intento punitivo", obiettivo dichiarato: fare chiarezza in un mondo non regolamentato sull’utilizzo del principio attivo triptorelina nei preadolescenti – che agisce facendo diminuire la produzione di ormoni – per bloccare lo sviluppo puberale in caso di sospetta disforia di genere, la sofferenza che fa sentire gli involucri di nascita inappropriati al genere in cui ci si riconosce.
Il ministero ha avviato questa attività "con una nota di richiesta al comitato di bioetica nazionale perché si esprima nuovamente sull’utilizzo della triptorelina in questi pazienti – spiega Campitello – Io da medico ho condiviso queste mie paure con il ministro che ha dato ordine di approfondire la somministrazione di un farmaco senza sapere poi gli effetti collaterali".
L’attività ispettiva è partita in seguito a un’interrogazione parlamentare del presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, al ministro Schillaci, dove era messa in evidenza l’età precoce (11 anni in media) in cui il farmaco sarebbe stato somministrato al centro di Careggi dove non verrebbe offerto – sempre secondo le informazioni del parlamentare – il sostegno della psicoterapia e di un team multidisciplinare, in barba alle prescrizioni nella determina del 2019 di Aifa (l’Agenzia del farmaco) e al protocollo per l’utilizzo della molecola off-label, ovvero l’uso per fini diversi da quelli per i quali è stata autorizzata. E anche per la mancanza a Careggi di un servizio di neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza.
Al ministero – evidentemente – non era stato sufficiente il dossier depositato dalla Regione sul tavolo di Schillaci: dieci pagine in cui viene dettagliato nei minimi particolari il funzionamento del servizio e la modalità di somministrazione del farmaco. Viene spiegato come tutti i ragazzi e bambini che manifestino disforia di genere vengano seguiti da psicoterapeuti dell’infanzia e adolescenza così come, in base all’età, questo servizio sia rivolto anche ai genitori. Già prima del loro arrivo al centro, sul territorio. Insomma il protocollo dettato da Aifa sarebbe seguito alla lettera. Con il team multidisciplinare in campo sin dal loro arrivo al centro ospedaliero dove l’età media dei ragazzi è di 14,8 anni e di 15,2 quella di chi necessita del trattamento farmacologico con triptorelina. Nel 2022 al centro c’erano stati 60 accessi e 18 prescrizioni per il farmaco, 150 accessi nel 2023 con 26 prescrizioni. La crescita è costante.
Nel mondo medico e scientifico si fa avanti l’idea che l’argomento possa essere strumentalizzato dalla politica, un concetto espresso anche dal responsabile sanità del Pd toscano, Marco Niccolai: "Siamo stupiti perché questo centro svolge un ruolo importante e riconosciuto nel tempo da più autorità nazionali e internazionali – dice – Ci auguriamo non ci siano strumentalizzazioni sulla pelle delle persone, anche se leggiamo di partiti che si intestano la paternità dell’ispezione".
E’ proprio Forza Italia con la parlamentare Erika Mazzetti, con il capogruppo in consiglio regionale, Marco Stella ad accogliere benevolmente gli ispettori a Careggi. "Bene chiarire tutti i dubbi sul cambio di genere dei bambini – dice Stella, che sul tema ha presentato 15 interrogazioni – Serve un approccio medico, non culturale e ideologico: esiste il team multidisciplinare? C’è il supporto psichiatrico per pazienti così giovani? Quanto tempo passa dal primo contatto con il centro alla somministrazione del farmaco che blocca la pubertà?".
Tiene a ribadire l’eccellenza riconosciuta a livello nazionale ed europeo l’assessore regionale al diritto alla salute, Simone Bezzini. "Le attività e i percorsi clinico assistenziali sono svolti in applicazione delle norme – spiega – Crediamo nel confronto e nella trasparenza e ci auguriamo che questa vicenda non venga strumentalizzata dal punto di vista politico. C’è bisogno di rispetto e attenzione per chi si trova ad affrontare questi percorsi".