Le ha fatte spogliare, ha allungato le mani e ha provato a lusingarle con proposte più o meno spinte, come avere un rapporto sessuale per "farle rilassare". Un comportamento di certo non consono a un radiologo che sta eseguendo una ecografia all’addome. Un incubo per le sue pazienti, molte di origine straniera, costrette a "pratiche" (come togliersi le mutandine) che nulla avevano a che fare con una semplice ecografia all’addome. Il radiologo, Raffaele Russo (difeso dagli avvocati Salidu e Di Maio), 63 anni, originario di Pisa ma che, all’epoca dei fatti esercitava fra Prato e Poggio a Caiano, ieri è stato condannato in primo grado dal collegio dei giudici di Prato a sette anni e mezzo per violenza sessuale. Una pena pesante considerando i tanti casi che erano contestati nel capo di imputazione: ben trenta. Diciotto quelli per cui è stato condannato, 11 quelli per cui è stato assolto mentre per un episodio è scattata la prescrizione. Il professionista è stato condannato a risarcire le quattro vittime che si sono costituite parte civile, assistite dagli avvocati Stefania Scarpati, Alessandro Oliva, Raffaella Pastore e Serena Borelli, per 5mila euro ciascuna. Inoltre, se la condanna dovesse diventare definitiva, è stata disposta la sospensione perpetua dai pubblici uffici e dall’esercizio della professione per tre anni.
La sentenza di primo grado arriva a otto anni dalla prima denuncia presentata da una donna di origine marocchina che subì le molestie. La squadra mobile rintracciò altre donne, pazienti del radiologo. Tutte confermarono di aver avuto approcci più o meno spinti durante le visite. Durante il processo l’uomo – che recentemente lavorava in studi a Pistoia – si è difeso sostenendo di aver seguito i protocolli e di non aver mai fatto approcci senza consenso.
"Siamo soddisfatti della sentenza – ha detto l’avvocato Scarpati – A volte il processo non è stato facile per queste donne ma, finalmente, dopo tanta sofferenza hanno trovato giustizia. Resta il rammarico per il fatto che solo in quattro si siano costituite parte civile. Purtroppo molte donne hanno ancora difficoltà a esporsi, c’è sempre un po’ di vergogna ad ammettere di aver subito violenza".
L.N.