Pergamena del ’400 trovata sui banchi di un mercatino

Dopo 13 anni di iter burocratico, il salvacondotto del 1437 rilasciato a Felice Brancacci di Firenze è stato consegnato all'Archivio di Stato di Firenze. Il documento fornisce nuove informazioni sull'esilio di Brancacci e è stato dichiarato di interesse storico.

Pergamena del ’400 trovata sui banchi di un mercatino

Pergamena del ’400 trovata sui banchi di un mercatino

Ci sono voluti circa 13 anni di iter burocratico; ma da lunedì il salvacondotto rilasciato il 28 settembre 1437 dalla città di Ancona "al fedele cittadino Felice Brancacci di Firenze" fa parte della collezione dell’Archivio di Stato di Firenze, cui è stato consegnato da Dario Donatini, direttore della sezione Pescia-Montecarlo-Valdinievole dell’Istituto Storico Lucchese, per conto del proprietario Giuseppe Pontari.

"Un documento importante che ci dà una serie di notizie sull’esilio di Brancacci che prima non conoscevamo" dice l’acquirente. Tanto che, l’11 aprile 2014, è stato dichiarato di ‘interesse storico particolarmente importante’ dalla Sovrintendenza archivistica e bibliografica della Toscana. Pontari lo acquistò il 27 marzo 2011 al mercatino di antiquariato Pescia Antiqua, scrigno che racchiude tanti piccoli gioielli, da un venditore occasionale che esponeva pochi oggetti, ma di particolare qualità e valore. Fra questi, attirò la sua attenzione una pergamena di 35.7x27.6 cm datata 1437, con un sigillo raffigurante un cavaliere armato in carta e ceralacca, custodita in una modesta cornice. Pontari notò subito elementi interessanti: la scrittura, con due eleganti capilettera, il sigillo in calce al testo, con lo stemma della città di Ancona, soprattutto l’incipit, coil nome di Felice Brancacci di Firenze.

Immediata la decisione di acquistarlo, nonostante il costo, 1000 euro; dal punto di vista culturale, una cifra spesa bene: la pergamena testimonia del trasferimento del ricco mercante fiorentino nel libero comune di Ancona dove, oltre a essere accolto con onori e privilegi, poté continuare a commerciare con l’Oriente e l’Europa settentrionale, dopo essere stato cacciato da Firenze per aver partecipato alla congiura antimedicea del 1434. Nel salvacondotto si parla anche dei rischi che gli esiliati correvano fuori da Firenze: "Poiché nella nostra città incombono su di te, sulla tua famiglia e sui tuoi beni sospetti di pericolo, che noi desideriamo allontanare, a te e a quattro tuoi soci, dei quali abbiamo voluto che si facesse specifica menzione nella nostra cancelleria, di poter portare armi di qualsiasi genere, qualunque tu voglia – da offesa o da difesa – e comunque tu voglia – apertamente o nascoste – nella città di Ancona, nel suo territorio e distretto".

L’iter non è stato semplice, ma il lavoro di Luca Faldi, direttore della Biblioteca Marucelliana di Firenze, e di Daniela Fattori, responsabile del settore degli archivi dell’Archivio di Stato di Firenze, ha portato all’ufficializzazione della pratica.

Emanuele Cutsodontis