Portanova in campo dopo la condanna. "Una notizia che non volevo avere"

Parla la vittima dello stupro per cui al calciatore è stata inflitta una pena di sei anni in primo grado "Era molto meglio sapere che aveva iniziato un percorso di rieducazione per uomini maltrattanti".

Portanova in campo dopo la condanna  "Una notizia che non volevo avere"

Portanova in campo dopo la condanna "Una notizia che non volevo avere"

di Laura Valdesi

SIENA

La condanna a sei anni per stupro di gruppo su una studentessa di Siena davanti al gup nel dicembre scorso. I mesi lontano dai campi di calcio. La rivolta dei tifosi del Bari alla notizia dell’arrivo di Manolo Portanova dopo la sentenza, che mandò in fumo il passaggio dal Genoa. Poi l’approdo alla Reggiana dove, vinto martedì scorso il ricorso al tribunale federale nazionale, c’è stato il tesseramento. E oggi Portanova sarà in campo, forse partirà titolare con la maglia 90 come il padre Daniele, anche lui calciatore, nel primo turno preliminare di Coppa Italia contro il Pescara.

"Che effetto mi fa sapere che gioca in un incontro ufficiale? Avrei di gran lunga preferito ricevere altre notizie come l’inizio di un percorso di rieducazione per uomini maltrattanti che continuo a consigliare caldamente. Un percorso utile per tutti gli uomini in generale – spiega la giovane senese, 23 anni, che ha denunciato lo stupro di gruppo – per far vedere loro la vita dagli occhi della vittima. Il punto non è che Portanova giochi o no, risponde a logiche e regolamenti che hanno poco a che fare con i fatti di cui si discute, perché i regolamenti della Figc non si occupano di questo. Il problema è che chi gioca a calcio rappresenta un modello e ha una visibilità che bisognerebbe utilizzare bene". Le associazioni femministe hanno fatto una battaglia con sit in di protesta per dire no al rientro sul rettangolo verde. "Cosa ne penso? Mi sono commossa quando mi è stato mostrato il video – spiega la giovane –, come ricevere un enorme abbraccio e sentirsi dire non ’sei mai sola’. Ed è emozionante sapere che anche chi non conosci lotta per te. La mia battaglia è quella di ogni donna al mondo. Troppe continuano a subire violenze e troppi uomini continuano a commentarle senza comprendere il male che fanno. Non posso che ringraziare pubblicamente col cuore, ringraziamenti che porterò privatamente alle dirette associazioni tra cui anche ’Donna chiama donna’ che con l’avvocato Claudia Bini ed il mio legale Jacopo Meini mi sono state vicino". A Reggio Emilia la madre di una ragazza uccisa dall’ex ha dichiarato che trova giusto consentire a Portanova di lavorare, così avrà i soldi per risarcire qualora dovesse essere condannato in via definitiva. "Comprendo la mamma che parla di risarcimento – osserva la studentessa –, anche questi danni dovrebbero essere risarciti come tutti. Ma a me del rsiarcimento non è mai importato nulla perché il dolore non ha prezzo".

Non è ancora stata fissata a Firenze l’udienza d’appello contro la condanna a sei anni. Il difensore di Portanova, l’avvocato Gabriele Bordoni, vinto il ricorso al tribunale federale sottolineava "la felicità nel rivedere Manolo in campo. Ancora maggiore sarà quando vedrò riconosciuta la sua innocenza".