MARCO
Cosa Fare

Quel bacio sbagliato a Susanna Per me fu l’inizio di un incubo

Avevo quattordici anni, non l’avevo mai fatto. Provai a seguire il consiglio di un amico più esperto di me

Marco

Vichi

Avevo quattordici anni. La paura di non saper baciare mi accompagnava da almeno tre anni... In seconda media una ragazza, Susanna, mi fece dire da una sua amica che le piacevo. Era bella Susanna, con i capelli neri e lunghi, un’aria da donna che mi spaventava. Mi sembrava impossibile che le piacessi.

"Sei sicura che sia proprio io?"

"Certo, Susanna è là che ci sta guardando." Mi voltai e vidi Susanna dall’altra parte della strada che ci osservava. Arrossii e dissi alla messaggera di dire a Susanna che anche a me lei piaceva molto. Bene, era ufficiale, stavamo insieme. Ora però dovevamo uscire. Sempre per mezzo della sua amica fissammo per le

quattro di pomeriggio davanti alla scuola. Mentre tornavo a piedi verso casa con un amico che era venuto a sapere della faccenda, lui mi disse con aria molto seria una frase che mi raggelò.

"Attento a Susanna. Se non sai baciare ti sega." Fece ondeggiare la testa con aria grave. Non risposi nulla. Non avevo mai baciato sul serio una ragazza. Ero terrorizzato. Immaginavo la scena. Io che avvicinavo la mia bocca a quella di Susanna, appoggiavo le labbra... e poi? Lei mi respingeva con disprezzo e diceva: ma non sai baciare!

"Hai mai baciato una ragazza?" mi chiese il mio amico, con la faccia da espertone.

"No."

"Non è difficile, è come mordere una mela."

"Una mela?"

"Sì, una mela. Prova a mordere bene una mela, con la bocca grande... Baciare è più o meno così." A casa provai più volte a mordere una mela, chiudendo anche gli occhi con desiderio, ma non mi sembrava per niente di baciare una bocca. Forse il mio amico mi aveva preso in giro, e già rideva della mia figuraccia con Susanna. Alle 4 passai in bici nella strada che fiancheggiava la scuola pedalando forte, e vidi Susanna davanti al cancello della scuola ad aspettarmi. Arrivai in fondo alla strada con il cuore in gola e mi fermai per riprendere fiato. Dovevo andare là, se avevo coraggio dovevo andare là. Ripassai di corsa per la stessa strada e sbirciai di nuovo. Susanna stava passeggiando su e giù con aria impaziente. Non sapevo baciare, altro che mela. Mi avrebbe segato, non c’erano dubbi. E allora perché´ andare al patibolo? Fuggii lontano e di lei non seppi più niente. L’avevo scampata bella. Un paio di anni dopo successe di nuovo.

Una ragazza venne a dirmi che piacevo a una sua amica, e che era stata proprio lei a chiederle di dirmelo. Mi si piegarono le gambe. Dopo la meteora Susanna nessuna mi aveva più considerato, se non come caro amico a cui confidare le sofferenze d’amore. Forse anche perché mi ostinavo a vestirmi male e a lavarmi poco, per tenere alto il principio: "se una mi vuole, mi deve prendere per quello che sono e non per quello che sembro".

Forse a quei tempi non l’avrei formulata così, ma il concetto era quello. Piacere a una ragazza mi sembrava un miracolo. Ma non era il momento di essere contenti. Poteva trattarsi di una che non mi piaceva per niente, o che mi stava sulle palle. Chiesi alla messaggera chi fosse, e quando lei mi rispose Anna Maria mi si piegarono le gambe un’altra volta. Era bella, molto bella, mi piaceva da morire, ma non avevo mai avuto il coraggio di rivolgerle la parola. Ero convinto che fosse irraggiungibile, e adesso invece mi mandava a dire che... Dissi alla sua amica che anche a me Anna Maria piaceva un sacco, e l’affare fu concluso. Stavamo insieme. Ma adesso veniva la parte più difficile, almeno per me. Dovevo baciarla. Il solito amico, che a quanto pare era sempre molto informato, mi disse che quella ragazza era piuttosto sveglia, che certe cose le faceva già. Non tutto, ma insomma non si fermava ai bacini. La cosa mi terrorizzò come non mai. Non avevo nemmeno risolto la faccenda del bacio, e pensare a qualcosa di più concreto mi dava il panico. Una cosa per volta. Prima di tutto la dovevo baciare. Questa volta dovevo riuscirci, ero cresciuto. Che era mai, un bacio? Uscimmo insieme, andammo con i motorini in una strada che portava sulle colline e ci sedemmo su un muretto di pietra. Rimasi abbracciato a lei per tutto il pomeriggio, senza baciarla, confessandole il mio terrore per il primo bacio. Lei mi stringeva e mi consolava, fu molto dolce. Ma il giorno dopo mandò un’altra messaggera a dirmi che la nostra bellissima storia d’amore era finita. Il dolore che provai fu immenso, mi sembrava che riempisse tutta la casa.