
Rachele, la Psychodonna. Dai Baustelle ai disegni la musica si fa fumetto
Che sia la diva o l’antidiva dell’art rock nazionale è tutto da scoprire. Di sicuro l’ammaliante Rachele Bastreghi, in spiccata controtendenza con l’imperante desiderio di apparire sempre e comunque, non ama sporgersi troppo sui social e frequenta la musica (dentro e fuori i Baustelle) solo quando la trova di qualità. Questo non vuol dire che questa stella diafana dell’alternative pop nata a Montepulciano nell’estate 1977, si nasconda: ama piuttosto scegliere con cura dove e come intervenire. Lo farà volentieri domani alle 21,15 alla Sala Vanni di Firenze in un concerto disegnato spettacolare con Alessandro Baronciani e Mario Conte. Si chiama Un giorno da Psychodonna questa prima nazionale, co-targata Gibilterra Srl e Musicus Concentus, che brilla nel cartellone della stagione concertistica Tradizione in Movimento. E’ un live che nasce dalle canzoni del disco solista di Rachele ("Psychodonna", appunto) e dai disegni di Alessandro Baronciani. Un set intimo e trascinante per voce, piano ed elettronica in cui la Bastreghi accarezzerà, con Mario Conte sonorità anni ’80 e ’90, elettronica, echi retrò e french pop, mentre Baronciani disegnerà in diretta. "Mi piace tantissimo unire i disegni alla musica – spiega Baronciani – Ma, non sarà una performance, è piuttosto un racconto".
Che parte dalla cameretta di questa psychodonna? "E’ un’idea di Rachele che prende l’avvio da una passione in comune per le scrittrici inglesi, come Jane Austen, Virginia Woolf, Charlotte ed Emily Brontë, che hanno scritto i loro libri mentre erano in stanze piene di gente. Noi invece ci chiediamo cosa sarebbe successo se ognuna di loro avesse scritto in una stanza tutta sua, proprio come fa questa psychodonna con le sue canzoni".
Rachele, come è nato questo progetto? "Dal Musicus, che ci ha invitato a riproporre qualcosa di simile al concerto disegnato che facemmo, subito dopo la pandemia, per il Rock Contest. E, e se, oltre alla prima in sala Vanni, suoneremo il 5 a Milano e il 9 a Roma, il merito è di questa iniziativa fiorentina". Come si trova nei panni di Psychodonna? "Mi ci ritrovo pienamente e mi sto divertendo: mi piace lo sguardo maschile gentile che Alessandro ha dedicato a me e al mio lavoro, che è al centro del live". Anche la musica è diversa da quella dei Baustelle? "Per forza, inizio a mettermi in gioco al 100%. Quando lavori per tanti anni in un gruppo devi affrontare una serie di compromessi. Ci si dividono gioie e dolori, ma anche compiti. Ognuno fa il suo, ma mi piace anche parlare e scrivere di me, che con la band faccio meno".
A proposito quando tornano i Baustelle? "Da aprile nei teatri per un tour elettrico, ma molto intimo, affascinante, tutto da scoprire". Intanto si gode questa avventura solista? "Molto. Con questo disco e questi concerti ho rischiato, ma ne valeva la pena. Do spazio alla musicista e anche alle parole e ho lavorato sulla mia voce in modo diverso". In modo liberatorio? "Sì. Io sono timida, ma anche esplosiva, distruttiva. Nel primo ep ho dato voce al personaggio di Maria. E’ invece nato da tante riflessioni Psychodonna, un volo liberatorio di scrittura, una necessità di espressione: sono sempre più me stessa e questo mi piace molto, come lavorare sulla qualità, non sulla quantità. Da osservatrice della realtà cerco di curare al massimo la musica che è sacra per me".