CARLO CASINI
Cosa Fare

Fosdinovo

Qui il Castello Malaspina, una delle fortezze meglio conservate della Lunigiana

Castello di Fosdinovo

Ci spingiamo ora nell’estremo nord della Toscana, a un tiro di schioppo dalla Liguria, in quell’estesa e misteriosa terra di Lunigiana, tanto estesa che vederla tutta è impossibile, perché ci sono mille borghetti che sono dei gioielli dove però arrivare chiede lunghe ed estenuanti stradelle di montagna. Ma Fosdinovo no: è un comune tra i più accessibili e vicini alla costa, a prova anche dell’autista più cittadino. Dici Fosdinovo, dici Castello Malaspina: una delle fortezze meglio conservate della Lunigiana, che ha origini già nell’anno Mille, seppure il suo attuale aspetto sia del secolo successivo. Inizialmente in mano ai Vescovi di Luni e poi al celebre Castruccio Castracani, dopo la sua morte passò ai Malaspina, a partire da quel marchese dall’oggi buffo nome di Spinetta Malaspina, ebbe una lunga e ricca storia. Ma lasciando scoprire la storia durante la visita, preferiamo incuriosire il lettore con due leggende tra il noir e il paranormale. Quella della marchesa Cristina Pallavicini, che rimase vedova del marito Ippolito, ma non per questo casta: ebbe infatti un gran numero di amanti. Emancipazione, donna all’avanguardia si direbbe oggi. Tutto bene, se non ché si dice che dopo che si era stancata del moroso di turno, lo uccidesse per passare al successivo. E poi c’è pure la leggenda di una donna dall’amore sfortunato, vittima invece della società patriarcale e classista: la dolce marchesina Maria Aloisia Malaspina, che tra i tanti nobili che poteva avere, si andò a innamorare proprio dello stalliere. Non voleva sapere di desistere da quell’amore impossibile per i tempi e i genitori tanto si adirarono che la fecero rinchiudere nella torre, dove morì consumata dalla fame e l’inedia, ma ancor più dall’amore. Ma c’è chi dice che ancora viva il suo spirito e si sentano i pianti nel castello.
Sempre di proprietà Malaspina, ma molto più moderna (1724) è la Villa di Caniparola, con grandi saloni affrescati e un magnifico giardino all’italiana.
Meritano un passaggio anche la chiesa di San Remigio e l’oratorio dei Bianchi.
Tre chilometri fuori paese, nella località dal curioso toponimo 'La Vagina', è presente il suggestivo museo audiovisivo della Resistenza, dove le testimonianze dei partigiani e di chi ha vissuto la guerra sono raccolte e tramandate in maniera digitale e interattiva.
Tante visite avranno stimolato l’appetito: siamo in Lunigiana e qui il pasto d’obbligo sono i testaroli, al pesto, al ragù o semplicemente a olio e formaggio. E se volete qualcosa di ancor più particolare, cercate i “cugini” panigacci, che si possono mangiare sia lessi e conditi come primo, che fatti alla brace e accompagnati di salumi e formaggi.