
Rocca della Verruca
Rimaniamo nella provincia di Pisa, ma stavolta sulla sponda settentrionale dell’Arno, e andiamo sul Monte Verruca, a 537 metri sul livello del mare, così chiamato, si dice, perché è uno sperone roccioso che sembra proprio una verruca sui Monti Pisani. Qui si trovano le rovine di un’antica rocca che fu assai strategica, poiché consentiva alla repubblica marinara di controllare gran parte del basso Valdarno fino alla costa, e quindi di vigilare sia sull’arrivo dei Fiorentini che dei Saraceni.
Ai tempi non c’erano le radio e i satelliti, ma c’era il fuoco: con un sistema più semplice, ma altrettanto efficace di quello di oggi e se vogliamo meno fragile, si poteva comunicare con segnali di fiamme di notte e di fumo di giorno, o anche con certi codici di colpi di cannone in caso di nebbia, da castello a castello (principalmente Vicopisano, Caprona, Buti, Asciano, San Giuliano) l’arrivo dei nemici, così da schierare e convogliare l’esercito.
Testimoniata almeno dal ‘780, assunse le attuali forme nel 1200, ma fu poi abbandonata tre secoli dopo, con la caduta di Pisa nel 1503, anche se continuò a essere in parte utilizzata dai Fiorentini per qualche tempo.
Adesso ne rimangono i ruderi, pur sempre affascinanti, e la posizione di struttura di avvistamento garantisce panorami spettacolari nelle giornate terse, fino all’Arcipelago toscano. Tutto bello… purché non siate faticoni: perché per arrivarci c’è da scarpinare un po’ e, soprattutto l’accesso alla rocca, su alte e impervie rocce di pietra verrucana (non a caso chiamata così, perché è stata usata per molta architettura civile e religiosa della del Pisano e Livornese) non rende agevole l’arrivo a tutti, e se si hanno difficoltà motorie o vertigini è meglio valutare bene prima di intraprendere la gita. Se però si vuole fare una bella camminata di circa due ore e mezza, invece di complicarsi la vita in stradelle di montagna, consigliamo di parcheggiare alla Certosa di Calci e di godersi la natura. Tantopiù che in caso di meteo incerto che non invogliasse alla partenza, si potrà salvare la gita con una visita alla certosa e al bellissimo museo di Storia naturale.
E da mangiare? Trovare qualcuno che ci cucina i veri piatti della tradizione pisana come la zuppa, il bordatino o le pallette sarebbe il massimo. Per secondo, magari una bella braciola di mucco pisano. E si può approfittare di questo periodo per trovare nei forni un dolce tipicissimo di queste settimane di Quaresima: la schiacciata di Pasqua.