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La Nazione

Cosa Fare

Dieci castelli da visitare in Toscana

Molti di origine medievale e tutti ricchi di storia. Ecco alcuni dei castelli più suggestivi da vedere almeno una volta in Toscana

Il castello di Gargonza sorge sul colle di Monte San Savino, dominando la Val di Chiana, a met&agrave; tra Arezzo e Siena. Il castello &egrave; testimonianza del borgo agricolo fortificato, uno dei meglio conservati nel territorio aretino, con quello che resta delle mura, la porta duecentesca, la chiesa romanica del XIII secolo e le case che si affacciano sui vicoli stretti.

Nel Medioevo era gi&agrave; oggetto di dispute fra guelfi e ghibellini&nbsp;per averne il controllo per via della sua posizione strategica tra la Val di Chiana e il senese. In questa fase della sua storia, Dante Alghieri nel 1304, come guelfo bianco, partecip&ograve; alla riunione fra i ghibellini, usciti da Firenze, e gli aretini.

Il castello pass&ograve; pi&ugrave; volte di mano tra il dominio di Firenze e la Repubblica Senese, come quando nel 1381 Gorgonza venne venduta alla Repubblica ma poi fu comunque occupata dai fiorentini, scatenando, tempo dopo, una rivolta. L&#39;armata della signoria fiorentina per fermarla rase al suolo il borgo lasciando in piedi solo il cassero, la torre merlata visibile ancora oggi.&nbsp;

Dopo gli ultimi conflitti e il termine della mezzadira, Gorgonza rimase disabitata e in rovina, fino a quando negli anni Settanta il conte Roberto Guicciardini Corsi Salviati fece un lavoro di restauro per mantenere gli elementi architettonici del borgo medielvale. Oggi il borgo &egrave; un importante centro agrituristico e parte dell&#39;Associazione Abitare la Storia, che si occupa di riunire abitazioni all&#39;interno di edifici storici di pregio.&nbsp;

Castello di Gargonza

Castello Gargonza

Livorno &egrave; stato&nbsp;uno dei principali porti&nbsp;d&#39;Europa grazie all&#39;intervento della famiglia Medici che decise di valorizzare l&#39;area. Nella realizzazione di questo progetto, a sud della citt&agrave;, nel quartiere di Antignano, venne costruito il Castello di Boccale sopra i resti di una gi&agrave; esistente torre medicea, nota come la torre del Diavolo,&nbsp;e che si affaccia sulla Cala dei Pirati.

Nel 1595 venne prima costruita la torre e poi nell&#39;Ottocento il castello in stile neomedievale, a ridosso della costa sulla cala chiamata &quot;dei Pirati&quot; in ricordo delle numerose incursioni fatte dai Saraceni nella zona di Livorno. Dagli scogli che circondano il castello &egrave; possibile raggiungere il mare.

Le stanze private del castello non sono visitabili, in quanto appartamenti privati, ma ci&ograve; non toglie che sia un panorama suggestivo da vedere, in particolare all&#39;ora del tramonto.&nbsp;

Castello del Boccale

Il castello della Chiocciola &egrave; uno dei numerosi fotilizi medievali della zona di Monteriggioni (Siena) e la grande quantit&agrave; di castelli in quest&#39;area &egrave; dovuta al fatto che fosse molto vicina alla via Francigena e la vicinanza con la nemica Firenze.&nbsp;

La fortezza &egrave; formata da tre elementi in pietra: il cassero merlato, un torrione basso a est e un torrione pi&ugrave; alto che al suo interno ha una scala a chiocciola, dalla quale prende il nome il castello. Il luogo dove &egrave; stato costruito era abitato gi&agrave; dai tempi del paleolitico, come testimoniato dalla grotta nei sotterranei del castello e dai numerosi ritrovamenti che oggi si trovano al British Museum. La fortificazione vera e propria sembra sia basata su un insediamento etrusco anche se la storia la posiziona nel Medioevo, come roccaforte dei feudatari di Staggia.&nbsp;

La Chiocciola &egrave; menzionata nelle cronache della guerra di Siena tra 1552 e 1559 durante le guerre franco-spagnole in Italia. In particolare nel 1555 il forte riusc&igrave; a resistere alle milizie imperiali francesi e agli attacci di mille fanti e un centinaio di cavalieri austro-spagnoli, arrendendosi solo dopo il pagamento do 700 scudi d&#39;oro.&nbsp;

Castello della Chiocciola

Il castello &egrave; di origine longobarda e divenne rilevante nel XII secolo quando la famiglia dei Ricasoli da Cacchiano vi si insedi&ograve; e ancora oggi la fortezza &egrave; di loro propriet&agrave;.&nbsp;

La sua posizione era fondamentale per il controllo del Chianti e data la sua posizione ai margini dell&#39;influenza fiorentina e il territorio senese, il castello &egrave; stato dal XIV al XVI secolo al centro di molte guerre di frontiera. Nonostante questo, fu quasi sempre in mano a Firenze e, dopo una breve parentesi dove fu sotto Siena, nel 1484 venne profondamente ristrutturato e potenziata la roccaforte, rendendo Brolio una delle prime fortezze bastionate italiane.&nbsp;

Pare che l&#39;architetto della fortezza sia stato Giuliano da Sangallo che poi ha sviluppato la sua arte fortificatoria servendo la famiglia Medici. I bastioni in pietra, oggi ancora in perfertto stato, formano una pianta a pentangono irregolare e la cinta di mura racchiude i resti originari del castello.

Nonostante sia privato, il castello &egrave; visitabile ed &egrave; possibile fare il giro degli spalti, dai quali si pu&ograve; avere una splendida vista sul Chianti.&nbsp;

Castello di Brolio

La fortezza con il suo castello sono stati&nbsp;costruiti&nbsp;al centro dell&#39;Alta Garfagnana e sono gli edifici medievali pi&ugrave; importanti della zona. Vi sono anche antichi insediamenti come la necropoli Ligure, il percorso romano della Via Clodia e numerosi ritrovamenti neolitici. Le prime testimonianze scritte del luogo per&ograve; risalgono al Medioevo, con la contesa del castello tra i conti di Bacciano e Gherardinghi, i quali si insediarono fino al 1285. Con l&#39;espansione di Lucca nella Garfagnana, venne conquistato il castello e per molto tempo non conobbe pace, conteso tra fiorentini, i marchesi Malaspina e gli Estensi che alla fine consolidarono il loro potere fino all&#39;unit&agrave; d&#39;Italia.

La fortezza si trova su un rilievo di 600 metri d&#39;altezza e originariamente &egrave; formato da due nuclei alle estremit&agrave; del colle. La Rocca Tonda &egrave; sul vertice pi&ugrave; elevato, un torrione ottagonale risalente al XI secolo dove si trovavano le stanze del signore e la sua abitazione, come mostrato dai resti delle cucine e altre stanze. La Rocca Quadra &egrave; posizionata all&#39;altra estremit&agrave;, a nord, ed era la parte militare del castello, oggi quasi del tutto scomparsa perch&eacute; sostituita dagli Estensi con due bastioni. Le due Rocche sono collegate da una merlatura, con al centro la piazza d&#39;armi, dove si trovavano altri edifici.&nbsp;

Dopo essere stato abbandonato a lungo, il castello di Verrucole &egrave; stato riaperto al pubblico dopo anni di attento restauro. Inoltre&nbsp;&egrave; possibile,&nbsp;grazie al progetto Fortezza Verrucole Archeopark, rivivere com&#39;era la vita all&#39;interno della fortezza con le stanze riallestite per come potevano essere nel XIII secolo e grazie alla presenza delle guide-reanactors.

Fortezza delle Verrucole

La fortezza di Verrucole

Castello dell&#39;Aquila &egrave; una fortezza riadattata a residenza signorile dai Malaspina, posto sul colle dove domina il borgo medievale di Gragnola.&nbsp;

Oggi il castello appare come un unica struttura formata da un unico corpo che ingloba il torrione di quattro piani, rendendolo per dimensioni uno dei pi&ugrave; grandi della Lunigiana. Vi sono inoltre altre tre torri angolari e all&#39;interno in cortile rialzato. sul quale si affacciano gli edifici abitativi e militari. Il torrione risale al XIII secolo ma le fasi costruttive pi&ugrave; importanti risalgono al XIV secolo, fatte da Spinetta Malaspina e Leonardo I che hanno cercato di aumentare il prestigio della residenza.&nbsp;

Fra questi interventi, di rilievo furono quelli per adeguare le difese medievali alle armi da fuoco tra XV e XVI secolo con la modifica dell&#39;accesso al forte, il corpo di guardia dotato di feritoie ad occhiello e il percorso verso il cortile interno murato, il tutto per creare passaggi obbligati a possibili invasori dal quale non potessero deviare.&nbsp;

Il declino economi della famiglia Malaspina e il terremoto nella Lunigiana del 1920 hanno portato al definitivo abbandono del castello che per&ograve; oggi &egrave; stato completamente recuperato nell&#39;arco di una decina d&#39;anni e un importante lavoro di restauro.&nbsp;

Il Castello dell'Aquila

La fortezza del castello di Vincigliata si trova a Fiesole, vicino Firenze, e anche questa &egrave; si origine medievale con delle prime documentazioni che risalgono al 1031.

La storia del castello &egrave; costellata da passaggi di propriet&agrave;, a partire dalla famiglia Visdomini, ai Cattani da Diacceto, fino all&#39;influente famiglia degli Alessandri. Il maniero divenne per&ograve; sempre pi&ugrave; un ridere, fino a che nel XIX secolo non venne acquistato da John Temple Leader, un facoltoso uomo inglese con la passione per l&#39;architettura medievale, che decise di ristrutturare il castello. A capo del progetto c&#39;era Giuseppe Fancelli, dal 1855 al 1885 e furono eseguiti in stile neogotico, con una grande attenzione ai dettagli storici e architettonici. Temple Leader rese il castello di Vincigliata una residenza affascinante, circondata da giardini e arricchita con opere d&#39;arte come stemmi e affreschi, alcuni&nbsp;provenienti da una cappella in via della Scala a Firenze.&nbsp;

Durante la Seconda guerra modiale il castello divenne la prigione&nbsp;degli ufficiali britannici catturati dai tedeschi, mentre oggi &egrave; un luogo di interesse storico e culturale, nonch&eacute; sede di eventi, ricevimenti e matrimoni.&nbsp;&nbsp;

Castello di Vincigliata

Situato nel Casentino, il castello di Poppi &egrave; sempre stato residenza del potere politico e amministrativo locale, infatti ancora oggi vi ha sede il Comune di Poppi. Dalle sue origini, la storia della fortezza &egrave; legata ai conti Guidi che gi&agrave; dal 1191 erano titolari del castello e vari possedimenti tra Toscana e Romagna.&nbsp;

Il castello &egrave; formato dalla torre quadrata, che spicca dal resto della costruzione e su quasi tutta la valle, e dal blocco rettangolare adibito a carcere, deposito e abitazione. Originariamente la torre e il castello erano separati per facilitare la difesa della fortezza&nbsp;e poi uniti da una cortina muraria. Quando venne completato il cassero, la parte elevata della fortificazione, venne iniziata la costruzione dell&#39;altro lato del castello con il cortile interno, chiuso dalla cappella.

Tutti questi interventi vennero fatti dal conte Simone Guidi, con una grande ristrutturazione nel 1274 che rese residenza la fortezza e un altro importante intervento venne fatto nel 1470 con migliorie al cortile interno, scavato il fossoato tra il castello e la piazza d&#39;armi e venne eretta l&#39;antiporta &quot;della Munizione&quot; a difesa della Porta del Leone.&nbsp;

Castello dei Conti Guidi

La fortezza dei conti Guidi

Detto anche &quot;Villa&nbsp;dell&#39;Acciaiolo&quot;, la sua posizione nella valle dell&#39;Arno ha reso il castello un importante punto strategico per controllare il fiume, ed &egrave;&nbsp;uno dei pochi edifici nella zona a sud-ovest di Firenze ad aver mantenuto intatte le originarie forme medievali.

Le prime notizie che si hanno del castello sono del 1300 quando apparteneva ai Rucellai, mentre tra XV e XVIII secolo &egrave; appartenuto a numerose famiglie, tra queste gli Acciaioli di cui porta ancora il nome. Per un periodo appartenne alla famiglia dei Davizzi e il castello fu teatro di un sinistro episodio: Neri di Pietro Davizzi teneva rinchiusa la moglie nel castello e poi, per liberarsi di lei la uccise avvenelandola.&nbsp;

La Villa &egrave; strutturata come un vero e proprio castello a forma rettangolare, con due torri ornate da merlatura ghibellina e il nucleo originale era una ex-casa torre in pietra che svetta dalla facciata principale. La cappella vicino all&#39;ingresso &egrave; uno dei pochi esempi di tardo barocco a Firenze e, in generale, l&#39;aspetto odierno del castello&egrave; quello di una residenza signorile strettamente legata ad attivit&agrave; agricole.&nbsp;

Castello degli Acciaioli

Meno conosciuto &egrave; il castello del Cerreto Ciampoli, situato tra Val d&#39;Arbia e Chianti,&nbsp;che per secoli ha difeso i confini della Repubblica Senese, oggi ne restano i ruderi. Alcuni documenti testimoniano che il castello esisteva gi&agrave; nel 1097 e poi venduta nel 1142 ai Cerretani, che hanno dato il nome al castello. Venne espugnato dai fiorentini con lo scopo di destrutturarlo per poi tornare in possesso dei senesi nel 1348 e col tempo divenne il rifugio di briganti, per questo venne distrutto.

I ruderi sono ben visibili nonostante la vegetazione ed &egrave; stato possibile capire che tra XIV e XV secolo c&#39;&egrave; stata una grande fase di ristrutturazione per rendere il complesso una fortezza. Nonostante i senesi abbiano abbattuto la torre, si possono vedere le fondamenta e gli spezzoni al suolo, regalando degli stupefacenti scorci sul castello. Sono anche identificabili tracce di abitazioni, frllr scle in pietra per raggiungere la strada, l&#39;arco in pietra che faceva da accesso al complesso e la piccola chiesa rettangolare.&nbsp;

I resti del castello Cerreto Ciampoli

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(DIRE) Bologna, 3 mar. - È stato nominato dal ministero della Salute, d'intesa con il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il nuovo direttore scientifico dell'Azienda ospedaliero universitaria di bologna, Policlinico Sant'Orsola: è Marco Seri. Direttore dell'unità operativa di Genetica medica, assume il ruolo di responsabile dell'attività di ricerca dell'Irccs: nel suo mandato quinquennale, dovrà promuovere e coordinare l'intera attività scientifica del Policlinico. "La sfida che vorrei affrontare all'interno dell'Irccs è riuscire a curare in modo più preciso i nostri pazienti grazie all'applicazione di una serie di tecniche omiche, prime fra tutte la genomica, in modo da realizzare una medicina veramente personalizzata- dichiara Seri- cercherò di creare sinergie all'interno della nostra azienda per concentrare tutte le forze nel realizzare un Irccs a dimensione di paziente, cioè che metta il paziente al centro delle azioni del ricercatore, delle sue attività di ricerca e delle sue cure". Senese classe 1964, Seri ha iniziato la sua carriera all'Irccs Istituto Gaslini di Genova. Divenuto professore associato all'Università di Bologna, nei primi anni 2000 ha contribuito, sotto la direzione del professor Giovanni Romeo, alla nascita dell'unità operativa di Genetica medica del Sant'Orsola, che ha poi diretto dal 2010. Attualmente rivestiva il ruolo del direttore del dipartimento "Salute della Donna e del Bambino" e responsabile dell'Unità di Ricerca "Ai for Health and Well-Being" nell'ambito del Centro Interdipartimentale Alma -Ai dell'Università di Bologna. Da sempre si occupa di indagare le basi molecolari di malattie genetiche rare: negli anni ha identificato numerosi geni responsabili di diverse patologie. Con la nomina di Seri, il Sant'Orsola "compie un ulteriore passo nel percorso di potenziamento della ricerca avviato con la trasformazione in Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico). Un percorso- evidenzia lo stesso Sant'Orsola- che sta portando grande impulso all'attività dei ricercatori del Policlinico": il 2022 si è infatti chiuso con 1.897 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali specializzate, quasi il 10% in più sul 2021. Rispetto al 2019 le pubblicazioni sono incrementate del 73%, mentre si sfiora addirittura il raddoppio (+95%) nel confronto con il 2018. Un incremento supportato anche dal personale dedicato alla produzione scientifica. Nel 2022, infatti, i 1.076 ricercatori sanitari del Policlinico (tra medici, biologi, tecnici e lavoratori delle professioni sanitarie) sono stati coadiuvati da 212 collaboratori professionali addetti alla ricerca (come bibliotecari, data manager, contabili e amministrativi). Nello stesso arco temporale sono più che raddoppiati i trial clinici. Nel 2019 si contavano poco più di 1.000 studi clinici attivi, a fine 2022 sono 2.345 e circa la metà sono sperimentali, ovvero studi che propongono ai pazienti partecipanti un nuovo trattamento terapeutico, diagnostico o chirurgico. Negli anni è rimasta costantemente superiore ad un quarto del totale la quota di studi pubblicata nella "Top 10% Journal Percentiles by CiteScore Percentile (%)", l'indicatore della piattaforma Scival che raggruppa le riviste più citate a livello internazionale. "Nel 2022, in particolare, il 28% delle pubblicazioni del Sant'Orsola ha trovato spazio nel ristretto gruppo delle testate scientifiche più autorevoli". Percentuale in linea con la media degli istituti di ricerca europea e superiore alla media degli istituti di ricerca nazionali (27%). Il Sant'Orsola ha ottenuto il riconoscimento in Irccs per due ambiti in particolare: l'assistenza e la ricerca nei trapianti e nel paziente critico e la gestione medica e chirurgica integrata delle patologie oncologiche. Non a caso, la maggior parte delle pubblicazioni scientifiche è ascrivibile alle aree tematiche di Oncologia (oltre 1.200 studi tra il 2019 e il 2022), Cardiologia (710), Chirurgia (636) e Gastroenterologia (605). Inoltre, la rivista che più cita articoli affiliati al Sant'Orsola è la prestigiosa "Cancers". Quanto ai finanziamenti, nel 2022 l'Irccs ha ottenuto oltre 12,5 milioni di euro per una quarantina di progetti di ricerca. Nello specifico poco più di un milione e mezzo deriva da programmi europei (in particolare Horizon Europe), mentre i restanti otto milioni e 620.000 euro arrivano soprattutto da fondi per la ricerca finalizzata, per la ricerca corrente, bandi legati al Pnrr , e da fondi dalla Regione Emilia-Romagna. Tra i principali enti di ricerca per numero di collaborazioni, l'Università di Bologna (oltre 5.000 pubblicazioni condivise tra il 2018 e il 2022), l'Università Cattolica di Milano, la Sapienza e il l'Irccs Policlinico Gemelli di Roma (circa 800 pubblicazioni ciascuna). Tra le nazioni che più spesso condividono progetti di ricerca con il Sant'Orsola, spiccano gli Stati Uniti d'America, la Gran Bretagna e la Germania (ciascuna rappresentata in almeno il 10% delle pubblicazioni). "Una ulteriore conferma del prestigio internazionale della ricerca targata Sant'Orsola arriva anche dallo studio annuale della Stanford University che elenca i nomi dei ricercatori scientifici più citati nel mondo. 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