Scuola o cura? Il dibattito sulla necessità di tornare a una formazione più rigorosa

Paola Mastrocola critica la scuola moderna per essere troppo permissiva e non sfidare abbastanza i ragazzi. Docenti stanchi e ruoli confusi. Serve ritorno alla cultura dell'impegno e della sfida.

"Lasciamo che i ragazzi affrontino le difficoltà. Invece, la scuola di oggi chiede il meno possibile… Ma non è così che si aiutano i giovani. Anzi". Paola Mastrocola, docente e scrittrice, parte da un assunto: "La nostra società agiata esalta i valori dello svago, del divertimento, degli apericena. Tutto bellissimo, per carità, ma ecco che la scuola non funziona più. Perché mai i nostri figli dovrebbero soffrire sui banchi?".

Urge tornare ad una scuola più severa?

"Certo. Le faccio un esempio: se a un ragazzo non chiedo più di scalare una montagna perché temo che non ce la faccia, non lo sto privando della gioia di esserci invece riuscito? Lasciamole queste montagne. Le sfide, gli stimoli sono essenziali. Siamo passati dalla scuola dell’educazione a quella della cura. Scuola ormai significa aiutare e proteggere i ragazzi. Capisco di sostenere chi è in difficoltà, ci mancherebbe, ma non può diventare tutto facile. I risultati poi sono che, al liceo, dopo otto anni di scuola, gli insegnanti si ritrovano di fronte alunni che non sanno né scrivere né parlare bene. Inaccettabile".

E i docenti come stanno?

"Malissimo. Sono stanchi, frustrati, non vedono l’ora di andare in pensione. Una volta il lavoro dell’insegnante era valorizzato. Un docente si dedicava a far lezione, a interrogare e a valutare. Ora tutto questo è stato messo in crisi. E il professore si trova (anche) a fare lo psicologo e l’assistente sociale. Ma questo non è il lavoro della nostra categoria. Così, il docente è confuso e prigioniero di un ruolo ogni giorno più schizofrenico. Ed è chiamato a supplire alle lacune educative derivanti soprattutto dalle famiglie. Ovvio che i professori si sentano sminuiti".

Come raddrizzare il tiro?

"Non mi pare, ahinoi, che ci sia l’intenzione di farlo. Vogliamo creare la scuola della cura o della cultura? Il disagio giovanile non è forse dovuto a questo nostro retrocedere sulla sostanza? Facilitare i percorsi non porta a buoni risultati. I ragazzi devono saper affrontare le difficoltà. Ma ora tutto è facilitato. Guai a far fare troppa fatica. Per non parlare poi della bocciatura. Giammai! La scuola che fa sudare pare inesorabilmente appartenere al passato. Ora viviamo nel trionfo dei social, dove tutto è bello e divertente. Inevitabilmente, di fronte a questo preoccupante presente la scuola perde appeal e non riesce a vincere la sfida. Un guaio enorme".

E.G.