LUCA SCARLINI
Cosa Fare

Silvestro Lega. La pittura dei Macchiaioli. Uno sguardo appassionato che narra di uomini e animali

Il 10 agosto 1926 Paolieri scrive un articolo sull’artista e la campagna come luogo immutabile. Una visione conservatrice che alla fine del viaggio si ritrova a descrivere i tratti poetici della natura.

Silvestro Lega. La pittura dei Macchiaioli. Uno sguardo appassionato che narra di uomini e animali

"I macchiaioli" stanno diventando di moda. Tutti quei letterati i quali non li compresero quando ancora eran vivi o eran morti da poco tempo, stanno facendo not

evole ammenda, e vanno gridando che nulla doverono ai Francesi, o che per lo meno il nostro macchiaiolismo e l’impressionismo Francese le son due cose diverse e che i maestri, come Giotto e Masaccio, i nostri li avevan nel sangue e che quegli altri hanno dovuto scendere in Italia a studiarli ed assimilarli e così via.

Lasciamoli dire e pigliamo il bene di dove viene. Fra i tanti mi piace scegliere due scrittori i quali mostrano più degli altri di essere entrati sinceramente nell’orbita tracciata alla critica dai pochi accorti

collezionisti (uno dei quali, il primo e più geniale, è proprio fiorentino) i quali ebbero il coraggio di intraprender questa battaglia d’Italianità di cui furono naturalmente rimproverati come di una speculazione.

Il primo di questi due scrittori è Enrico Somarè, il quale in una edizione splendida dell’ Esame di Milano ci ha dato uno studio su Telemaco Signorini, il più completo e lucido e documentato, sebbene un po’ troppo... transigente e disinvolto circa la personalità dell’artista. L’altro è Emilio Cecchi il quale, in una edizione brillantissima della Casa Editrice d’Arte illustrata (Milano-Roma) ha pubblicato una specie di catalogo ragionato sui pittori dell’Ottocento. In codesto utile libretto il Cecchi vuol procedere molto cauto, tanto che coglie il destro per deridere chi chiamò "Etrusco" Giovanni Fattori, senza ricordarsi che il Fattori nacque a Livorno, e che tutta la spiaggia Maremmana (e la "Maremma" cominciava a Pisa e finiva a Roma nella delimitazione popolare e più giusta) è Etrusca nelle memorie come lo fu nel nome, e senza sapere che il Fattori si compiacque più volte di definirsi Etrusco per l’affetto ch’ei nutriva per quei luoghi solitari dove i cavalli selvaggi pascevano l’erba sugli ipogèi delle città sepolte.

Ma oggi, Dio ne liberi alzare il tòno. Appena ti capita di scrivere "Romano", "Etrusco", "Greco" subito una frotta di accademici o di arcadi dei mille giardini ti salta addosso e ti sbatte sul grifo la scuffia di Monna retorica che tu quasi affoghi. Ma torniamo a noi. Il Cecchi mostra di preferire accanto al gigante Fattori più il Borrani e il Sernesi che il Lega e tratta il Signorini in modo un po’ più severo. Per me invece Silvestro Lega, col Signorini e col Fattori (l’ho dimostrato altre volte) è proprio un di quei piloni sui quali poggia l’edifizio dell’arte moderna, ma è certo che Borrani Sernesi e Abbati non sono ancora conosciuti per quello che sono. Silvestro Lega, che morì il 21 novembre 1895 di cancro allo stomaco, in una cor sia del nostro Ospedale di Santa Maria Nuova, fu invece indubbiamente come scrisse Mario Tinti il quale oggi ne ha or-

dinata la importantissima mostra delle opere che si inaugurerà il 14 corrente in Modigliana, sotto gli auspici del grande conterraneo del Lega, di Mussolini, nativo della non lontana Predappio, il Lega " fu il più lirico e il più moderno" dei macchiaioli, il più indipendente da ogni influsso intellettuale o tradizionale. Fattori per la sua severità geometrica e il suo stilismo si riallaccia alla grande tradizione

toscana ed Etrusca; Signorini è ognora pervaso e diviso dalle influenze che il suo intellettualismo criticamente tormentato riceveva, Lega è un istinto e una sensibilità poetica-pittorica che riceve un primo impulso dal naturalismo e dall’impressionismo francesi e assimilatili con le sue più profonde energie seguita a vibrare inconsapevolmente di sempre nuovi entusiasmi, di sempre nuovo lirismo. E altrove lo stesso critico, molto cauto ed equilibrato nei suoi giudizi, aggiunge: " Lega è il pittore per eccellenza, in cui la sensualità del colore bello si trasfigura fino alla spiritualità più alta... la sua nervocità, la sua insofferenza di disciplina formali, la sua immediatezza, la sua ardente quasi ostentata anarchia estetica, fanno del Lega un pittore vicino agli impressionisti francesi più spontanei: Pisarro, Sisley, e Renoir al quale ultimo assomiglia per la delimitazione dei larghi e gobbi volumi mediante il solo rapporto dei toni senza alcun aiuto di contorni disegnati".