
Stefanenko, da ingegnere a showgirl Dall’Urss alla Milano da bere
di Barbara Berti
"Sono nata in una città segreta, circondata da mura e filo spinato. Si produceva uranio arricchito per le testate nucleari e mio padre lavorava lì. Quando ho visto il primo supermercato a Milano mi veniva da piangere per l’emozione". Parola di Natasha Stefanenko (52 anni), attrice, conduttrice, modella e ora anche scrittrice. Da poco ha dato alle stampe Ritorno nella città senza nome (Mondadori), un libro denso di storie e sentimenti che, attraverso l’espediente del thriller, racconta l’anima di un paese inquieto, l’Urss degli anni Novanta, che vive la dirompente irruzione di nuove libertà. Una storia appassionante che la russa naturalizzata italiana presenterà il 28 luglio alle 18,30 nell’ambito della rassegna culturale La Terrazza" di San Casciano dei Bagni. L’appuntamento, "From Russia with Love" vedrà Stefanenko in dialogo con la giornalista Federica Damiani. Natasha, parliamo della sua città segreta, cosa è S-45? "Sono nata nel pieno regime sovietico, ai tempi di Brest-Litovsk. La città in cui abitavo non aveva un nome, perché per motivi militari, quasi per mezzo secolo, non esisteva sulla carta geografica. Si trovava vicino a Sverdlovsk, oggi Ekaterinburg, negli Urali. Era controllata costantemente dalle guardie. C’erano pochissimi varchi per entrare. Anche i cittadini sovietici, per accedervi, dovevano procurarsi i documenti che erano quasi impossibili da ottenere. Noi abitanti potevamo entrare e uscire perché avevamo un pass. A tutti gli altri era proibito".
Con gli occhi di una bambina, una città così fa paura?
"Paradossalmente no. Mi sentivo protetta, per me era la normalità. Vivevamo sicuri, non ci mancava alcunché, avevamo bei negozi, cinema, teatri, buoni ospedali e persino l’università. Nessuno sentiva il pericolo: solamente dopo Chernobyl ci accorgemmo della gravità della nostra passata esistenza. Ma da ragazzina mi ha scioccato molto di più Mosca dove mi sono trasferita per studiare ingegneria metallurgica all’Università Nazionale di Scienza e Tecnologia".
Laureata in ingegneria diventa modella: come è successo? "Per caso. A Mosca era arrivato il primo McDonald’s, c’erano file chilometriche. Un giorno ci andai anche io, dietro di me c’era un truccatore gay che si proponeva di truccarmi e farmi andare al concorso ‘The Look of the Year’. Per me era una proposta sminuente, avevo studiato tanto. Poi capii che poteva essere un’opportunità.
Così è arrivata in Italia.
"Sì ero in un ristorante con un amico italiano e si avvicina Beppe Recchia, all’inizio pensavo che volesse provarci con me, poi invece mi fece un vero e proprio provino per il programma ‘La grande sfida’ con Gerry Scotti".
Da russa, come vive il conflitto in Ucraina?
"Male, io sono contraria a tutte le guerre. Spesso mi domandano da che parte sto ma non è la domanda giusta perché in questo conflitto tutto il mondo sta perdendo. Mi auguro che si arrivi presto a una pace".