di Stefano Brogioni
Il terremoto keu, l’inchiesta che ha fatto emergere intrecci tra politica, imprese e soggetti vicini alle cosche della ’ndrangheta, è arrivato al dunque. Il prossimo 12 aprile, il giudice Gianluca Mancuso deciderà del destino di trenta posizioni, 24 persone e sei società, per cui la Dda di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio. Tra le accuse ci sono, a vario titolo, quelle di associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale, corruzione in materia elettorale e di indebita erogazione di fondi pubblici in danno della pubblica amministrazione, falso e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari.
Lunghissima anche la lista delle potenziali persone offese: si va dal ministero dell’Ambiente, alla Regione Toscana, alle province di Firenze, Pisa, Arrezzo, Lucca, i Comuni (Pisa, Santa Croce sull’Arno, Massarosa, Peccioli, Empoli, Crespina Lorenzana, Pontedera, Montaione, Terranuova Bracciolini, Bucine) che sarebbero stati interessati da una gestione scellerata dei rifiuti confluiti nei due impianti (uno nel pisano, l’altro nell’aretino) dell’imprenditore Francesco Lerose. E infatti sono due anche i filoni contenuti nelle oltre cento pagine di contestazioni avanzate dal pm Giulio Monferini.
C’è il filone “santacrocese“ e un’accusa di associazione per delinquere che ingloba politica, dirigenti regionali, conciatori e lo “smaltitore“ Francesco Lerose: la procura vuole il processo, oltre che per il calabrese ritenuto in contatto con soggetti della ’ndrangheta, per la sindaca di Santa Croce Giulia Deidda, l’ex capo di gabinetto Ledo Gori, il dirigente dell’Ambiente Edo Bernini, il gotha dell’Assoconciatori e del consorzio Aquarno.
"Sono sorpresa e amareggiata. Ma soprattutto sono innocente", ha scritto Deidda in una lettera.
Secondo le indagini dei carabinieri Forestali, Ros e Noe, l’imprenditoria santacrocese andava a braccetto con la politica locale: così il consigliere regionale Pd Andrea Pieroni, “sponsor“ del famigerato emendamento a cui ambivano i conciatori, avrebbe messo a disposizione il suo ruolo in cambio di voti e sostegno economico per la campagna elettorale.
Elezioni regionali, quelle del 2020 - slittate a settembre per l’emergenza covid - che avvennero proprio mentre le antenne degli investigatori erano sintonizzate: così, agli atti dell’inchiesta-terremoto, sono finiti anche i movimenti di Ledo Gori, che da braccio destro del presidente uscente Enrico Rossi, ottenne la conferma anche quando a Palazzo Strozzi Sacrati s’insediò Eugenio Giani.
Poi sarà travolto proprio dall’esplosione di un’inchiesta che, oltre al presunto malaffare, ha fatto emergere come il territorio toscano sia stato inquinato dagli scarti della produzione della pelle: il famigerato keu, riutilizzabile sì ma solo per la creazione di conglomerati usati in edilizia, sarebbe stato macinato e mischiato ad altre polveri. Così è finito nei cantieri: a tonnellate nella 429 empolese, ma non solo.
Infine, il filone aretino: i colossi dell’oro Chimet e Tca sono accusati di aver smaltito indebitamente i propri rifiuti attraverso lo stesso Lerose. La posizione del presidente di Tca, Marco Manneschi, è stata però mandata all’archiviazione.